Mercato italiano nel vino: il 2023 tra incertezze e prospettive 

Tra inflazione, rallentamenti economici, costi legati all’energia e tensioni geopolitiche internazionali, il contesto economico attuale è pieno di incertezze e nuove sfide, anche per la filiera italiana del vino.
Forte del nuovo record nell’export, ma davanti a un calo nelle vendite a volume in GDO rispetto al 2021, l’Italia del vino nel 2023 si prepara ad affrontare un anno carico di incertezze. Eppure, i segnali che arrivano dal mercato non sono solo negativi, e preannunciano nuove opportunità di crescita. 
Sono alcune evidenze emerse dalla nona edizione del Forum Wine Monitor di Nomisma, che ha l’obiettivo di decifrare i trend del momento per individuare le possibili traiettorie di sviluppo per il settore vinicolo italiano. 

Export: raggiunti 8 miliardi, +12%

Secondo le stime Wine Monitor, nel 2022 il vino italiano ha raggiunto 8 miliardi di euro di esportazioni, con una progressione rispetto all’anno precedente del 12%. Anche la Francia è cresciuta, arrivando a 12,5 miliardi di euro di export vinicolo, mentre la Spagna (terzo esportatore mondiale) si è dovuta ‘accontentare’ di un aumento di circa il 6% (3 miliardi di euro). Spostandosi sul mercato interno, secondo i dati forniti da NielsenIQ il 2022 ha evidenziato una flessione nelle vendite dei vini venduti nel canale della Distribuzione a Libero Servizio, soprattutto a volume (-6,4% rispetto all’anno precedente), a fronte di un calo a valore dell’1,8%. Occorre anche segnalare che i livelli di vendita sono risultati comunque superiori, sia nei valori sia nelle quantità, a quelli pre-pandemici del 2019.

Meno spesa nel canale GDO

“Tra i fattori che hanno determinato questo calo, ricordiamo da un lato l’aumento dei prezzi, che ha ridotto in parte la capacità di acquisto dei consumatori che vanno in GDO, ma dall’altro il 2022 ha visto finalmente un ritorno dei consumi al ristorante – spiega Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor -. Questo perché, allentate le politiche sanitarie emergenziali legate al Covid, gli italiani come tutti gli europei hanno ripreso le precedenti abitudini, e spostando gli acquisti dalla GDO al consumo fuori casa. L’altro grande fattore è stato la ripresa del turismo straniero, dopo gli anni più critici della pandemia”. 

Due sfide per i produttori: i costi e i comportamenti di acquisto

“La preoccupazione maggiore per il 2023 investe due aspetti: il primo coinvolge i costi – commenta Francesca Benini, Sales & Marketing Director di Cantine Riunite & Civ -, il secondo riguarda il comportamento d’acquisto del consumatore”. Da un lato infatti aumenta la propensione verso il canale discount, mentre dall’altro aumentano i consumi away from home.
“Le strategie future dei produttori di vino non potranno prescindere da alcuni trend internazionali, come quello della sostenibilità e della figura del nutrizionista consapevole, ovvero del consumatore attento al proprio benessere e a quello del pianeta – aggiunge Benini -. Le aziende e i brand che saranno in grado di richiamare questa sensibilità, a partire dalla comunicazione e dall’etichetta, saranno premiate dal mercato”.

Perché installare un box doccia con porte scorrevoli

Sei stanco della vecchia cabina doccia, ingombrante e poco pratica? Forse è arrivato il momento di considerare l’installazione di un nuovo box doccia, in particolare di un modello con porte scorrevoli.

Di seguito esploreremo i vantaggi di questa scelta e parleremo del modo in cui essa possa migliorare la tua esperienza di ogni giorno in doccia.

Facile accesso

Le porte scorrevoli offrono un accesso davvero facile al box doccia, soprattutto se hai problemi di mobilità o se semplicemente non vuoi dover fare i conti con l’ingombro di una porta a battente.

Inoltre, le porte scorrevoli possono essere montate sia a destra che a sinistra, adattandosi così a qualsiasi tipo di disposizione degli spazi del bagno.

In base alla posizione degli arredi infatti, potresti aver bisogno di avere soltanto una porta scorrevole, a destra o sinistra a tua scelta, o direttamente entrambe.

Design moderno e minimale

I box doccia con porte scorrevoli sono anche un’ottima scelta dal punto di vista estetico. Il loro design minimale e senza bordi rende l’ambiente del bagno più luminoso e arioso, creando l’impressione di uno spazio più grande.

Inoltre, le porte scorrevoli sono spesso realizzate in vetro trasparente o semi-trasparente, il che permette di poter vedere tutto intorno a noi mentre siamo sotto la doccia.

Facili da pulire

Le porte scorrevoli sono anche molto più facili da pulire rispetto quelle a battente, fattore questo da considerare.

Non ci sono infatti spazi difficili da raggiungere dove possono accumularsi lo sporco ed il calcare, quindi sarà sufficiente una semplice passata di spugna per mantenere il box doccia sempre pulito e igienizzato.

Maggiore durata nel tempo

Grazie alla loro struttura senza bordi, i box doccia con porte scorrevoli sono meno soggetti a infiltrazioni d’acqua o a danni dovuti all’usura del tempo.

Ciò significa che avrai bisogno di sostituirli meno spesso rispetto ai modelli con porte a battente, il che rappresenta un notevole risparmio a lungo termine.

Maggiore sicurezza

Le porte scorrevoli sono anche più sicure rispetto quelle a battente, poiché non c’è il rischio che si possano aprire accidentalmente durante l’utilizzo della doccia.

Non è raro infatti, che le porte a battente vengano aperte in maniera troppa vigorosa (o che “scappi” la maniglia di mano) con conseguente urto del mobile più vicino e concreto pericolo di rottura del vetro, il che è certamente da evitare.

Inoltre, le porte scorrevoli sono spesso dotate di sistemi di chiusura a scatto che le rendono stabili e resistenti, impedendo all’acqua di fuoriuscire.

Personalizzazione del tuo box doccia

Con un box doccia con porte scorrevoli, hai anche la possibilità di scegliere tra una vasta gamma di opzioni di stile e finitura.

Potrai optare per vetro trasparente o opaco, o per una finitura in acciaio inox o in alluminio lavorato per un look più industriale.

Inoltre, le porte scorrevoli possono essere abbinate ad una varietà di maniglie e guide per un risultato finale ancora più personalizzato.

Facile da installare

Infine, i box doccia con porte scorrevoli sono anche facili da installare, sia in un bagno nuovo che in uno già esistente da ristrutturare. Non ci sono grandi lavori di muratura o altri interventi invasivi richiesti, il che significa che potrai godere del tuo nuovo box doccia in poco tempo e senza stress.

In sintesi, se stai cercando un modo per aumentare il benessere in doccia e contemporaneamente avere un bagno più moderno e funzionale, l’installazione di un box doccia con porte scorrevoli potrebbe essere la scelta perfetta per te.

I vantaggi sono numerosi in termini di praticità, durata nel tempo e sicurezza, oltre che dal punto di vista ed estetico.

Bonus Mobili: confermato anche per il 2023. Tetto di spesa a 16.000 euro

Il Bonus Mobili è un’agevolazione fiscale introdotta dallo Stato italiano con la legge di bilancio di qualche anno fa, e successivamente prorogata. Si tratta di una detrazione fiscale del 50% sull’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici di classe A+ o superiore, destinati all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione edilizia. Per l’anno 2023 il Bonus Mobili è stato confermato, e presenta diverse novità. Tra queste, l’innalzamento dell’importo massimo di spesa a 16.000 euro.

Risparmiare e ridurre i consumi energetici


Il Bonus Mobili rappresenta un’importante opportunità per chi vuole rinnovare l’arredamento della propria casa o della propria attività commerciale, sia un’abitazione privata o una struttura ricettiva.  Grazie alla detrazione fiscale del 50%, infatti, è possibile risparmiare sull’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di alta qualità, contribuendo al contempo a ridurre i consumi energetici e a migliorare la qualità dell’aria interna.
Se si sta pensando di effettuare una ristrutturazione edilizia e si intende approfittare del Bonus Mobili, bisogna ricordare di fare riferimento alle disposizioni della legge di bilancio 2023, e di conservare tutta la documentazione necessaria per poter beneficiare della detrazione fiscale.

I pagamenti devono essere effettuati con modalità tracciabili


Per ottenere il Bonus l’acquisto dei mobili deve essere effettuato nell’ambito di una ristrutturazione edilizia documentata da apposita dichiarazione di inizio attività (DIA), un permesso di costruire o una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) regolarmente presentata. I lavori di ristrutturazione devono essere stati effettuati su un immobile oggetto di ristrutturazione che sia di proprietà dell’acquirente, o su un immobile locato dall’acquirente, a condizione che sia stato stipulato un contratto di locazione a canone concordato. Gli acquisti poi devono essere effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre, e i pagamenti devono essere effettuati con modalità tracciabili (bonifico bancario, carte di credito o di debito).

La detrazione spetta solo per grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+

La detrazione spetta solo per gli acquisti di mobili e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per il forno), a eccezione di cucine componibili, caminetti, stufe, apparecchi per il riscaldamento, forni a microonde, lavatrici, lavastoviglie, apparecchi di climatizzazione, prodotti per il trattamento dell’acqua.
Una volta soddisfatti i requisiti per ottenere il Bonus Mobili, è possibile utilizzarlo in due modi,
in sede di dichiarazione dei redditi, presentando il modello 730 o il modello Unico, o mediante il modello F24, in cui verrà indicato il codice tributo 1936. La detrazione spetta per un importo massimo di 16.000 euro per unità immobiliare e può essere fruita in 10 quote annuali di pari importo. Precedentemente era 10.000 euro, ma il tetto per il 2023 è stato elevato.

Carne o pesce? Gli italiani e i menu delle Feste Natalizie

Fino a qualche decennio fa le usanze erano chiare. Al Centro e Sud Italia si festeggiava la Vigilia di Natale con un cenone ‘di magro’, mentre al Nord era d’obbligo il pranzo del 25 dicembre a base di carne. Ma ora che il Natale è alle porte, quali pietanze popolano le cucine del Bel Paese durante le Festività? Ora i dati di Everli mostrano come al diffondersi di nuovi stili alimentari emergano menu delle festività ‘alternativi’, e tra una portata di carne e una di pesce, quest’anno faranno capolino piatti veggy o vegan, scelti da 1 italiano su 10 (10%).


Menu “di magro”: vince il salmone

Se tra bovino e pollo gli italiani non riescono a scegliere, sul pesce non ci sono dubbi: il Re delle feste è il salmone. Dalla versione affumicata, al 1° posto tra le varietà di pesce più acquistate, al filetto al naturale (2°) fino al sashimi (6°), questa specie del nord Atlantico occupa 15 posizioni su 30 nel ranking dei prodotti di mare più venduti. Tra chi sceglie un menu ‘di magro’, particolarmente apprezzato è anche il pesce bianco, come merluzzo (5°), orata (10°), baccalà (14°), platessa (18°) e persico (20°).  Ma contrariamente alla tradizione, non è il Sud a scegliere ricette di mare in occasione delle Feste, ma la provincia di Trieste.

Piemontesi e lombardi optano per la carne

Nella top 10 delle province che più spendono per carne e pesce Trieste è l’unica provincia a comparire solo nella classifica degli amanti del menu ‘di magro’ (7° posto), con preferenza per salmone, capesante e rombo.
Benché presenti in entrambi i ranking, anche a Roma e Genova si preferisce il pesce, ma oltre al salmone, sempre presente, la Capitale aggiunge le vongole, mentre la Liguria il polpo. Piemontesi e lombardi optano invece per la carne. A Torino vince di poco un menu tradizionale a base di pollo, salsiccia e scottona. Il capoluogo piemontese è infatti al 2° posto della top 10 delle province italiane che più spendono per la carne, mentre scivola al 3° per il pesce. 
Anche i lombardi scelgono un menu di terra, soprattutto a Varese e Monza. In particolare, i varesini celebrano il Natale esclusivamente con piatti a base di pollo, bovino e suino, e si preparano per Capodanno facendo scorta di cotechino e zampone.

A Milano e Bologna si sceglie un menu “mari e monti”

C’è poi chi preferisce non schierarsi nella lotta tra carne e pesce, e per Natale porta in tavola un menu ‘mari e monti’. In questo caso, è Milano al 1° posto in entrambe le classifiche, e in occasione delle festività spende di più sia per acquistare pollo, scottona e salsiccia sia per comprare salmone e pesce spada. Anche a Bologna, Forlì-Cesena e Rimini si servono sia antipasti con salmone affumicato, primi alle vongole e secondi di pesce bianco, sia portate con la carne, con una predilezione particolare per il macinato.

Beauty trend in Italia: dalla sostenibilità alla bellezza maschile

La pandemia ha accelerato alcune tendenze nel mondo del beauty, come ad esempio, la tensione verso la sicurezza e la ricerca di quanto è ‘buono’ per l’ambiente e noi stessi, oltre a una rinnovata cura di sé a livello fisico e mentale, accompagnata dal desiderio di leggerezza, che si traduce in voglia di divertirsi con la bellezza. Da uno studio di Ipsos sulle attitudini delle italiane verso i prodotti beauty emerge come le consumatrici siano piuttosto esigenti, informate e attente a quello che acquistano. Il 61% preferisce prodotti con ingredienti naturali, il 66% considera efficace un prodotto che sia testato clinicamente, e sempre più consumatrici leggono le etichette, con particolare riferimento alla lista degli ingredienti (51%).

Benessere e beauty routine

Sette donne su 10 affermano poi che la bellezza passa innanzitutto dalla salute. Un benessere perseguibile anche attraverso vere e proprie beauty routine. Guardando ai dati di mercato, si nota come questa tendenza si rifletta anche nei comportamenti d’acquisto. Le consumatrici (40%) si mostrano propense a favorire i brand che suggeriscono come creare una routine attraverso la combinazione di più prodotti, ma al tempo stesso richiedono semplificazione: il 60% desidera utilizzare prodotti beauty che permettano di risparmiare tempo. In questo caso, per i beauty brand, è bene lavorare sul proprio purpose. I prodotti beauty devono essere virtuosi e devono soddisfare, oltre a esigenze funzionali, anche bisogni più emozionali, agendo sul benessere e contribuendo a migliorare la vita delle persone in senso olistico e semplificatorio.

Bellezza olistica e sicurezza

Nonostante la forte attenzione al mondo bio e naturale, è necessario che i beauty brand portino avanti anche il concetto di ‘sicuro’ dei propri prodotti. I beauty brand devono avere coscienza del fatto che la sostenibilità è un tema rilevante per i consumatori, ma per aiutare i brand a crescere bisogna veicolare il giusto messaggio con autenticità.  La maggiore disponibilità di tempo, sperimentata durante la pandemia, ha portato poi le persone a dedicare più tempo a sé stesse rivalutando i propri bisogni, facendo affermare la concezione di bellezza olistica, dove estetica si coniuga al benessere. Quindi, una cura di sé a 360 gradi, sia a livello fisico sia mentale.

Indulgence&Fun e Male Beauty

Ma il mondo beauty è anche un territorio fertile per portare in vita istanze di sperimentazione, leggerezza e divertimento, perché rappresenta un ambito gratificante e consolatorio. Si fanno spazio quindi esperienze plurisensoriali, dove la dimensione del gioco è sempre più valorizzata. I dati Ipsos rivelano inoltre che più della metà degli uomini utilizza prodotti beauty. Tra le principali motivazioni, la voglia di prendersi cura di sé e migliorare il proprio aspetto. Il 15% però non li ha mai utilizzati e non ha intenzione di utilizzarli in futuro. Una resistenza che cresce soprattutto tra gli over60. Le principali barriere? La percezione di non bisogno, la sensazione di sminuita mascolinità e la scarsa conoscenza dei benefici. 

Moda: triplica il mercato del second hand

Oggi il valore del mercato dell’usato di moda in tutto il mondo è compreso tra i 100 e i 120 miliardi di dollari, più del triplo rispetto al 2020. La conferma arriva da una ricerca realizzata da Boston Consulting Group (BCG) e Vestiaire Collective, piattaforma di compravendita di second hand.
Il report si basa su due indagini globali condotte nel 2020 su 6.000 consumatori, e su 2.000 consumatori nel 2022, per comprendere meglio il loro approccio al mercato della rivendita. Secondo lo studio, il mercato della seconda mano rappresenta già dal 3% al 5% del totale del mercato dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori, e potrebbe crescere fino al 40%. Tanto che si prevede che nel 2023 i capi ‘pre-loved’ costituiranno il 27% degli armadi.

“Per i marchi entrare in questo mercato costituisce un’enorme opportunità”

Il boom del second hand è stato reso possibile soprattutto grazie ai consumatori della Generazione Z, i più propensi ad acquistare (31%) e vendere (44%) articoli di seconda mano, seguiti dai Millennial.
“BCG ha analizzato nel dettaglio il mercato globale della rivendita fin dai suoi albori – ha dichiarato Sarah Willersdorf, Responsabile Globale del settore lusso presso BCG e coautrice del rapporto -. È ormai certo che i consumatori hanno abbracciato la seconda mano e stanno cambiando il modo con cui acquistano e vendono i loro vestiti. Per i marchi, entrare in questo mercato costituisce un’enorme opportunità per attrarre clienti nuovi e già esistenti, motivati da sostenibilità, convenienza ed esclusività”.

Sostenibilità, economicità e varietà le motivazioni per gli acquisti

La sostenibilità è la forza trainante e sempre più importante per gli acquirenti di articoli di seconda mano. Sebbene l’economicità sia stata citata da oltre la metà degli intervistati dalla ricerca come la motivazione principale per l’acquisto di articoli di seconda mano, questa tendenza risulta in calo. Mentre la varietà del catalogo è stata indicata come il secondo principale fattore che spinge al consumo di articoli di seconda mano.

Il brivido della caccia al tesoro

Il 40% degli acquirenti considera infatti l’usato come un modo per consumare moda in modo sostenibile, e altrettanti consumatori scelgono il mercato della seconda mano per l’ampia scelta e i pezzi unici che offre. Anche il ‘brivido della caccia al tesoro’ e l’opportunità di negoziare con i venditori sono fattori sempre più popolari per l’acquisto di abbigliamento di seconda mano, con il 35% degli intervistati che li ha indicati come forze trainanti.

Il lavoro riparte dopo le vacanze: quali sono le figure digital più ricercate?

Le prossime settimane rappresentano un ottimo periodo per cercare lavoro. “Ogni anno, tra luglio e agosto, il mercato del lavoro tende a rallentare – spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati -: da una parte le aziende affrontano importanti periodi di chiusura, dall’altra i candidati sono meno propensi a candidarsi. In queste settimane, invece, le aziende stanno riprendendo tutti i processi che erano stati messi in pausa prima dell’arrivo dell’estate”.
Dopo i mesi estivi, a settembre e ottobre il mercato del lavoro quindi riprende vita. “Il periodo favorevole va fino alla metà di novembre – continua Adami -, quando iniziano fisiologicamente a calare le ricerche da parte delle aziende, in vista del blocco natalizio e della chiusura dell’anno e dei progetti in corso”.
E tra le figure professionali più ricercate, ci sono quelle digital.

Le aziende tecnologiche cercano personale qualificato o altamente qualificato

A dominare il mercato sono infatti soprattutto le figure digital, anche grazie al continuo processo di modernizzazione digitalizzazione delle imprese italiane. “Il comparto tecnologico continua a essere estremamente vivace – conferma l’head hunter -, con le aziende del settore alla costante ricerca di personale qualificato o altamente qualificato”.
Si parla quindi, ad esempio, del programmatore informatico. “Il mercato del lavoro è alla continua ricerca di figure in grado di sviluppare software e app, con aziende, che per via del numero ridotto di candidati, hanno molto spesso difficoltà nel portare a termine in modo efficace il processo di selezione del personale”, puntualizza Adami.

A caccia di professionisti in grado di creare algoritmi

Quanto le qualifiche più specifiche, e le nicchie destinate a diventare sempre più importanti, sta crescendo il numero di ricerche di ingegneri esperti nel campo del machine learning e dell’Intelligenza artificiale.
“Molte aziende italiane e tante multinazionali hanno bisogno di professionisti in grado di creare algoritmi capaci di rendere autonomi i sistemi digitali, e non solo, per le applicazioni nelle più diverse attività industriali e commerciali”.

Dispositivi connessi e sicurezza: servono esperti 

Restando nel campo delle professioni più cercate negli ultimi anni, l’head hunter cita poi lo specialista di Internet of Things, “una figura professionale con le competenze necessarie per trasformare in realtà l’Internet delle Cose, dando alle aziende la possibilità di sfruttare in modo efficace il sempre più vasto ecosistema IoT”.
Di certo, considerato il continuo espandersi dei dispositivi connessi e la sempre maggiore centralità delle reti, non può che essere sempre più ricercata anche la figura dell’esperto in cybersecurity. A spingere in questa direzione sono sia le minacce informatiche sempre più presenti, sia l’evoluzione delle normative per quanto riguarda la privacy e il web.

Viaggi sul web: poco meno della metà degli utenti si “stufa” dopo una sola pagina

Il settore dei viaggi è uno dei comparti più interessanti sul web, specie per i risvolti commerciali che presenta. Il settore travel gode infatti di un elevato tasso di conversione medio pari al 3,9% a livello globale (1,65% quello relativo all’Italia) e superiore del 70% rispetto a quello registrato per altri comparti (pari al 2,3%), attestandosi come settore strategico su cui investire per migliorare l’esperienza digitale degli utenti. E’ questo solo uno dei dati emersi dal nuovo Travel Digital Experience Benchmark Report di Contentsquare, leader nella digital experience analytics che ha esaminato punti di forza e criticità dei portali travel nell’intento di offrire alle aziende del settore indicazioni utili per l’ottimizzazione della digital experience a supporto della ripartenza del comparto. L’analisi ha preso in esame oltre 2,7 miliardi di sessioni di navigazione Web (di cui 31 milioni in Italia) evidenziando gli aspetti della user experience di cui tener conto per favorire la crescita delle aziende del comparto turismo e hospitality. 

Bounce rate e tempo medio

Un altro elemento strategico per l’analisi della digital experience è rappresentato dal bounce rate dove anche in questo caso il comparto travel gode di un ottimo posizionamento attestandosi al 42% a livello globale (41,2% per l’Italia), secondo solo al settore energetico (38%).
Un aspetto invece meritevole di attenzione è il tempo medio di caricamento delle pagine web che si attesta a 1,65 secondi a livello globale e a 2,17 secondi per i portali italiani. Dato che evidenzia la necessità di analizzare la UX per offrire un’esperienza digitale più gratificante e tale da favorire i processi di acquisto dei clienti.
Un elemento da analizzare attentamente è il tempo medio trascorso sulle pagine web. Dal Travel Digital Experience Benchmark Report di Contentsquare è emerso che a livello globale un utente medio trascorre all’incirca 5 minuti e 15 secondi per sessione, dato in crescita se comparato ai 4 minuti e 49 secondi registrati in media nel 2020.
Questo fattore è un elemento chiave che indica la necessità di realizzare contenuti in grado di coinvolgere l’utente, veloci nei tempi di caricamento e che rispondano efficacemente alle sue richieste.

Il 42% dei clienti perde subito interesse

Eppure il 42% dei clienti del settore viaggi perde interesse dopo aver visualizzato una sola pagina, evidenzia il report.  
“La user experience sta diventando sempre più un elemento differenziante nel favorire la crescita o il fallimento di un brand” ha commentato Marco Ferraris, country manager per l’Italia di Contentsquare. “Possiamo dire che oggi stia realmente plasmando le prospettive future della relazione che si costruisce online tra aziende e pubblico di riferimento, attestandosi sempre più come un terreno che determinerà i leader di mercato. Ancor più in un comparto strategico nel nostro paese come quello del turismo e dell’hospitality che deve essere maggiormente sostenuto a seguito degli effetti della pandemia”. 

Turismo: flussi positivi, ma il vero banco di prova sarà l’autunno

Il turismo è in ripresa, i flussi sono positivi, ma la vera partita si giocherà in autunno. È quanto spiega all’Adnkronos Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti: “Anche nel 2020 abbiamo avuto, nel periodo più buio della pandemia, quasi cinque settimane di overbooking e nel 2021 siamo passati a sei settimane. Quindi le previsioni estive quest’anno sono in grande ripresa e in alcuni casi la domanda supera l’offerta”. Ma, avverte Messina, “la nostra speranza è il mese di settembre, quando ci sarà un vero banco di prova, perché se i flussi turistici dovessero confermarsi, allora vorrà dire che avremo veramente imboccato la strada della ripresa”.

Riscoperto il piacere delle isole

Le isole sembrano essere una delle mete più interessanti. “È qualcosa che avevamo cominciato a notare prima del Covid, nell’estate del 2019 – conferma Messina -. Durante la pandemia, con il turismo di prossimità, gli italiani hanno riscoperto il piacere delle isole e questo è un segnale importantissimo. C’è una ripresa delle presenze in Sardegna e in Sicilia, ma anche nelle isole minori”.
A fare la parte del leone sono anche le isole straniere. “Siamo completamente sold out anche e soprattutto per le mete a lungo raggio – commenta Marco Ferrini, responsabile commerciale booking della rete consulenti Cartorange -. Non si trova più niente in Polinesia francese, Zanzibar o alle Maldive, dove siamo fuori stagione, eppure a luglio e ad agosto sono strapiene, così come le Mauritius e le Seychelles. Per quanto riguarda il Mediterraneo abbiamo le Baleari, Minorca e Maiorca soprattutto, e ci sono isole della Grecia dove non troviamo più nemmeno uno spillo”.

Il trend delle prenotazioni è molto alto

Anche gli operatori del settore sono ottimisti, Guardando ai mesi passati, “marzo, aprile, maggio e giugno hanno raggiunto i livelli pre-Covid, con maggio e giugno che li hanno superati – continua Ferrini -. Il trend delle prenotazioni è molto alto. C’è una voglia di viaggiare che oserei dire quasi irrazionale. Una voglia che si scontra anche con richieste che non sono realizzabili. Richieste, ad esempio, per destinazioni in cui il clima non è l’ideale in questo momento”.

La domanda sta superando l’offerta

In questo scenario, spiega però Ferrini, “c’è però un turismo spezzato a metà: tantissime persone stanno facendo la corsa a prenotare, ma ce e sono molte che prenoteranno sotto data. È tornato il last minute, con richieste a luglio di partenze per luglio e ci aspettiamo lo stesso ad agosto. La sensazione è che il turismo non fosse pronto a questi numeri, è come se si fosse formato un collo di bottiglia, con una domanda che sta superando l’offerta ed è la prima volta nella storia del settore – aggiunge Ferrini -. Per tornare a soddisfare completamente la domanda dovremo aspettare anche tutto il 2024”.

Inflazione: la preoccupazione degli italiani per l’aumento dei prezzi

A maggio 2022 è l’inflazione la principale preoccupazione avvertita dai cittadini a livello internazionale, superando sia i timori per il Covid-19 sia quelli per la guerra. Negli ultimi mesi l’inflazione è infatti cresciuta in modo esponenziale, diventando una delle preoccupazioni maggiormente avvertite dalla popolazione, superando anche i timori per il Covid-19 e per la guerra Russia-Ucraina. L’apprensione per l’aumento dei prezzi registra un aumento per il decimo mese consecutivo, e risulta essere la prima preoccupazione a livello internazionale, condivisa dal 34% dei cittadini che la reputa uno dei principali problemi che interessa il proprio Paese. In Italia, a spaventare la maggior parte dei cittadini però è la disoccupazione.

Preoccupano anche la povertà e la violenza

A rilevarlo è il sondaggio mensile di Ipsos, dal titolo What Worries the World, condotto in collaborazione con il World Economic Forum. L’obiettivo è analizzare l’opinione pubblica sulle più importanti questioni sociali e politiche in 27 Paesi. Dopo l’inflazione, con pochi punti di differenza, si colloca il tema della povertà/disuguaglianza sociale, che preoccupa il 31% degli intervistati. In terza posizione, con una percentuale del 27%, gli intervistati indicano il problema della disoccupazione e della criminalità/violenza. Infine, nella Top 5 delle preoccupazioni a livello internazionale, si posiziona la corruzione finanziaria/politica, con il 24% degli intervistati che si dichiara preoccupato.

Gli italiani temono la disoccupazione

L’inflazione, e il relativo aumento del costo della vita, preoccupa circa un terzo degli italiani (27%). La preoccupazione per l’inflazione è maggiormente avvertita in Argentina (66%), Polonia (60%) e Turchia (55%. Minori timori si registrano in Arabia Saudita (12%), Sud Africa (15%) e Israele (16%). Tra i 27 mercati esaminati, il nostro Paese si colloca in 18a posizione, subito dopo Sud Corea (30%), Colombia (31%) e Francia (32%). Gli italiani mostrano livelli di preoccupazione molto più elevati per la possibilità di perdere il lavoro. Infatti, la disoccupazione è un problema avvertito a livello internazionale dal 27% dei cittadini, ma dal 45% degli italiani, subito dopo Spagna (47%) e Sud Africa (66%).

Aumento dei prezzi, le strategie adottate dai consumatori

Il sondaggio internazionale di Ipsos ha indagato anche le opinioni, le preoccupazioni e le aspettative dei cittadini in merito all’inflazione, rivelando le principali strategie messe in atto dai consumatori per rispondere e contrastare l’aumento dei prezzi. In linea generale, la maggioranza degli italiani si aspetta un aumento dei prezzi nel corso del 2022, soprattutto per quanto riguarda la spesa alimentare e il costo delle utenze, come luce e gas. Per fronteggiare l’aumento del costo della vita, i cambiamenti di comportamenti più comuni degli italiani riguardano la diminuzione della spesa per attività di socializzazione (43%), spendere di meno per le vacanze (37%), e ritardare importanti decisioni d’acquisto (36%). Al contrario, piccole quote di intervistati affermano che chiederebbero un aumento di stipendio al proprio datore di lavoro (5%) o cercherebbero un lavoro maggiormente remunerativo (6%).