Un Paese divergente: la società italiana nel 2024 secondo Ipsos

Il rapporto Flair 2024 di Ipsos, dal titolo ‘Un Paese divergente. Una società contrassegnata dalle fratture sociali, oscillante tra spinte solidali e brame egoiste’, restituisce l’immagine di un Paese che si distingue per le sue contrapposizioni.
L’Italia oggi attraversa un periodo di profonde trasformazioni, segnate da passioni inquiete e un senso di instabilità che oscilla tra dinamismo e retromarce, radicalismo e difensive.

Crisi ambientali, economiche, sociali, finanziarie e sanitarie hanno lasciato il segno nel tessuto sociale del Paese. Una situazione che appare come il riflesso della complessità delle dinamiche sociali che caratterizzano l’attuale panorama italiano.

Crisi e trasformazioni acuiscono le distanze sociali

Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito a una accelerazione dei processi di transizione che stanno modellando i cambiamenti.
Tale accelerazione è stata alimentata da una serie di crisi che si sono incrociate e susseguite. Nonostante alcuni segnali economici positivi, come l’aumento dell’occupazione e la diminuzione del timore di perdere il posto di lavoro, la società italiana rimane profondamente divisa. Il 52% degli italiani ritiene che le distanze sociali siano aumentate negli ultimi anni.

Il dato è particolarmente preoccupante quando si considera l’aumento delle differenze tra giovani e adulti.
Un fenomeno che mette in luce un problema fondamentale della società: la crescente disuguaglianza tra le diverse generazioni.

GenZ tra incertezze e delusione  

Per il 73% degli italiani il rischio che i giovani vivano in una situazione di maggiore povertà rispetto ai loro genitori è molto alto. 
I giovani, a differenza degli adulti, si sentono più delusi (34% vs media del 29%), più insicuri (35% vs 26%), più angosciati (25% vs 18%), più confusi (20% vs 15%).

Nonostante l’ampio uso delle connessioni social, il 47% dei ragazzi e delle ragazze fra 25 e 34 anni e del 46% dei 18-24enni avverte come più fragili le relazioni con gli altri. La media nazionale si ferma al 38%. 
Le dinamiche più incerte di fronte al futuro per i giovani sono la stabilità lavorativa (39% vs 12% adulti), la rete di amici e relazioni (20% vs 10%), il bagaglio di conoscenze ritenuto inadeguato (32% vs 23%).
Gli aspetti della società contemporanea che i giovani reputano maggiormente sbagliati sono mancanza di stabilità nel lavoro (32%), ridotto livello delle prospettive future (43%), individualismo autorefenziale (24%) e differenze di genere (26%). 

L’impatto dell’AI sulle retribuzioni

L’AI sta entrando sempre più nella vita quotidiana, ma solo il 5% degli italiani si dichiara molto informato. Circa 1 italiano su 3 ritiene che l’AI stia già oggi rivoluzionando il mondo del lavoro, e fra 5 o 10 anni la maggioranza è concorde che l’impatto sarà importante.

Tuttavia, è ancora presto per comprendere quale sarà il bilanciamento tra vantaggi e svantaggi prospettati. E relativamente alle retribuzioni, emerge il timore che si accentui ancor più la frattura retributiva, incrementando ulteriormente le disuguaglianze nel Paese.

Incidenti informatici? L’errore umano è il primo colpevole

Un recente studio globale commissionato da Kaspersky evidenzia come gli errori umani siano responsabili di quasi due terzi di tutti gli incidenti informatici verificatisi negli ultimi due anni. Nel contesto della cybersicurezza, oltre il 50% dei professionisti ammette di aver commesso errori all’inizio della propria carriera a causa della mancanza di conoscenze teoriche o pratiche.

Tale percentuale aumenta al 60% tra coloro che hanno un’esperienza nel settore compresa tra i due e i cinque anni.

Imprese, almeno un incidente informatico negli ultimi due anni

Nell’arco degli ultimi due anni, le organizzazioni e le aziende hanno subito almeno un incidente informatico a causa della carenza di personale qualificato in materia di sicurezza informatica. Nonostante la ricerca di personale preparato sembri la soluzione più facile, la realtà dei fatti è molto diversa. Reperire professionisti delle sicurezza informatica è una vera e propria sfida, nonostante il bisogno occupazionale tocchi 4 milioni circa di addetti.

Gli errori più comuni

Il gap di competenze in cybersecurity è spesso attribuibile alle lacune teoriche e pratiche dei neoassunti nel settore, che si confrontano con difficoltà iniziali e commettono errori come il mancato aggiornamento dei software (43%), l’uso di password deboli (42%), e la mancata esecuzione di backup tempestivi (40%). I professionisti della cybersicurezza riconoscono di non avere avuto le competenze e l’esperienza necessarie all’inizio della loro carriera.

Tuttavia, la ricerca di personale qualificato è resa ancor più difficile dalla necessità di sostenere tre o più colloqui prima di essere selezionati per un ruolo InfoSec, come dichiarato dal 34% degli intervistati.

Servono programmi di formazione costanti  

Marina Alekseeva, Chief Human Resources Officer di Kaspersky, sottolinea l’importanza di un processo di onboarding completo e di un costante aggiornamento delle competenze per affrontare le sfide degli esperti di cybersicurezza. Il 46% dei professionisti InfoSec impiega più di un anno per sentirsi a proprio agio nel ruolo ricoperto, mentre un altro 10% dichiara che tale traguardo è stato raggiunto in tre anni.

Le misure  preventive e reattive per affrontare il gap di conoscenze sono essenzialmentel’aggiornamento dei programmi di formazione in collaborazione con attori della cybersicurezza, stage per acquisire esperienza pratica e investimenti aziendali in programmi di formazione per il personale.

Per concludere

In conclusione, il rapporto completo fornisce approfondimenti sul percorso formativo degli esperti di cybersicurezza e sulle difficoltà iniziali che hanno affrontato nella loro carriera. La carenza di personale qualificato rimane una sfida importante per le imprese, che richiede sforzi congiunti per colmare il gap esistente e garantire una forza lavoro preparata ed efficiente nel settore della sicurezza informatica.

GenZ e lavoro: stipendio al primo posto, ma ai sogni non si rinuncia 

Lo ha scoperto la ricerca svolta da Adecco, società di The Adecco Group, in partnership con Teleperformance: per i giovani della Generazione Z il driver principale che guida le scelte relative al lavoro è lo stipendio, che raccoglie il 61% delle ‘preferenze’.

Al secondo posto, e a pari merito, si posizionano la volontà di fare un lavoro in linea con i propri studi o interessi, e il bilanciamento tra vita e lavoro (32%).
Buone performance ottiene anche il tema della flessibilità oraria, individuato come componente fondamentale per la scelta del lavoro dal 30% dei nati tra il 1995 e il 2005, mentre fra gli indicatori che riscuotono meno interesse, a sorpresa, emerge l’attenzione dell’azienda verso i dipendenti (12%), e ancora meno, l’allineamento fra valori personali/aziendali, l’impegno verso la sostenibilità e l’ambiente, e i benefit aziendali (9%).

Cercare un’occupazione: che stress!

La GenZ non rinuncia però ai propri interessi e alla crescita professionale: 6 su 10 sono disposti ad accettare uno stipendio più basso in cambio di un ruolo gratificante e in linea con gli studi compiuti.
Probabilmente, anche per questa ragione, il 74% dei giovanissimi che già lavorano si dichiara soddisfatto della propria occupazione, e il 40% afferma di avere trovato il lavoro della propria vita.

Di fatto, in Italia, il 20% degli assunti appartiene alla GenZ. E più che il lavoro, a creare più preoccupazione sembra la ricerca dello stesso.
Per 68% la ricerca di lavoro viene effettuata con sentimenti negativi, legati principalmente a preoccupazione (38%), ansia (31%) o rassegnazione (12%).

Donne e uomini hanno priorità diverse

Se lo stipendio è il primo fattore determinante nella scelta del lavoro sia per gli uomini (63%) sia per le donne (60%) le similitudini, tuttavia, finiscono qui.
Al secondo posto, infatti, il 31% degli uomini pone la tipologia di contratto, mentre le donne (39%) un lavoro in linea con i propri studi/interessi.

Al terzo posto per gli uomini della GenZ (29%) si piazza la possibilità di fare carriera, mentre per le donne il bilanciamento vita-lavoro (35%).
Altre differenze emergono nell’importanza attribuita all’inclusività in azienda, che per le donne (16%) è decisamente più importante che per gli uomini (10%). E nell’allineamento fra i valori aziendali e personali, più importante per gli uomini (11%) rispetto alle donne (6%).

Al Centro, Sud e Isole giovani più attenti alle tematiche ambientali

Lo stipendio, ancora una volta, risulta al primo posto in tutta Italia, seppur con alcune differenze percentuali: 68% nel Nord Ovest, 55% Nord Est, 57% Centro, 62% Sud.
Quanto al bilanciamento vita-lavoro, nel Nord Est è un fattore fondamentale per il 34% degli intervistati, contro il 33% nel Nord Ovest, il 28% nel Centro e il 31% al Sud e Isole.

Al Centro, al Sud e nelle Isole la GenZ è più attenta a tematiche ambientali, mentre l’impegno del datore di lavoro è considerato dirimente nel 10% dei casi per tutte le aree geografiche. Non molto lontano dal 9% rilevato nel Nord Est, ma che inizia mostrare un gap decisamente più ampio con il Nord Ovest, dove questo aspetto si ferma al 7%.

La crisi nel bicchiere: calano consumo ed esportazione di vini

Gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche nel settore vinicolo italiano. Nei primi otto mesi di quest’anno, le quantità di vini fermi e frizzanti italiani acquistati nei principali mercati internazionali, che rappresentano oltre il 60% delle importazioni di vino a livello globale, sono diminuite dell’8%. Anche gli spumanti, che avevano registrato una crescita costante nell’ultimo decennio, hanno subito una contrazione del 9%.

Un trend generalizzato

Queste variazioni riflettono il trend generale del mercato, con pochi paesi esportatori che riescono a sfuggire al calo delle vendite. Addirittura, il primo mercato di sbocco per il vino italiano in termini di valore, gli Stati Uniti, ha ridotto le importazioni dall’Italia del 13%.

Negli Stati Uniti, la riduzione della spesa media dei consumatori ha colpito tutti i principali esportatori di vino, ad eccezione della Nuova Zelanda con il suo Sauvignon Blanc, che ha registrato una crescita delle esportazioni del 20% nei primi otto mesi dell’anno. Nel mercato nazionale, le vendite di vino al dettaglio hanno subito una contrazione di oltre il 2% nei primi nove mesi dell’anno, con una diminuzione ancora maggiore nel caso dei vini fermi nei supermercati.

Gli italiani pensano di… bere meno

Un’analisi delle previsioni di consumo dei consumatori italiani per i prossimi sei mesi indica che il 16% dei consumatori prevede di ridurre gli acquisti di vino per risparmiare sulla spesa in generale, mentre il 60% degli italiani non prevede cambiamenti nei propri acquisti.

Le piccole imprese vinicole sono le più colpite da questa situazione, a causa dei pesanti indebitamenti e delle ridotte capacità finanziarie, rese ancora più difficili dalla stretta sui tassi di interesse. Le aziende con un fatturato fino a 10 milioni di euro devono sostenere oneri finanziari significativi in proporzione al loro Ebitda.

L’indagine Wine Monitor e la buona notizia sul regolamento europeo

L’indagine di Wine Monitor sulle imprese vinicole italiane ha rivelato che la pianificazione strategica, l’ottimizzazione dei processi produttivi e l’internazionalizzazione sono priorità per affrontare le sfide attuali. In risposta a questa situazione, Nomisma ha lanciato Wine Monitor Consulting, un servizio di supporto alle imprese vinicole italiane per aiutarle a pianificare e attuare strategie di crescita.

Tuttavia, c’è anche una nota positiva. SI tratta della chiusura dei negoziati sul nuovo regolamento europeo in materia di indicazioni geografiche, Dop e Igp. Questo nuovo regolamento offre maggiore protezione ai vini italiani a indicazione geografica sul mercato europeo e previene le imitazioni dannose per le denominazioni italiane. In altre parole, le richieste di registrazione di menzioni tradizionali che potrebbero essere confuse con Dop o Igp non saranno più accettate.

Oltre 8 medici su 10 sono stanchi di lavorare nel Ssn 

Lo conferma l’indagine Univadis Medscape Italia: per il 57% dei medici italiani il carico di lavoro negli ospedali è aumentato, ma solo nel 27% dei casi è stato assunto nuovo personale. Tanto che se nel 2020 l’ostacolo principale per i camici bianchi era la burocrazia nel 2022 è la mancanza di personale (35%). Di fatto, per oltre 8 medici su 10 lavorare nel Servizio sanitario nazionale è sempre più difficile, e l’89% di loro ritiene di non essere pagato abbastanza. Lo scenario è quindi quello di un’insoddisfazione per la propria situazione economica. Per quanto apprezzino ancora il loro lavoro solo il 60% dei medici sceglierebbe nuovamente questa professione.

Il divario salariale tra chi lavora in ospedale e in ambulatorio

“I medici italiani guadagnano in media 60.000 euro l’anno, ma esiste una grande differenza tra gli ospedalieri e chi opera soprattutto in ambulatorio, inclusi i medici di medicina generale – spiega Daniela Ovadia, direttrice di Univadis Medscape Italia e autrice del report -. Se per i primi si arriva in media a 56.000 euro l’anno, chi riceve pazienti in ambulatorio ne guadagna fino a 79.000, ben 23.000 euro in più. Le donne poi sono una categoria che viene ulteriormente penalizzata: in media guadagnano circa 20.000 euro all’anno in meno dei colleghi uomini, con l’aggravante di pagare spesso anche il conto più salato in termini di equilibrio tra vita privata e professionale”.

Tra carenza di personale e aumento delle aggressioni

“La pandemia da Covid-19 ha portato a vari cambiamenti negli orari e nei salari, ma non è più la principale fonte di problemi all’interno degli ospedali. Le cause sono più strutturali e organizzative: c’è carenza di personale, bassa sicurezza per i medici, aumento delle aggressioni, diminuzione dei benefici, mentre gli stipendi restano sempre uguali. La conseguenza è che sempre più medici, soprattutto i più giovani, sono spinti ad andare a lavorare all’estero – aggiunge Ovadia -. Oppure, per ovviare alle difficoltà, si guarda alla sanità privata, un settore che attira sempre maggiore attenzione (32%)”.

Resta centrale la relazione con il paziente

A compensare almeno in parte il sentiment negativo rimane l’importanza della relazione con i pazienti, che per il 31% del campione resta uno degli aspetti più gratificanti del proprio lavoro. Altri motivi di soddisfazione personale sono la consapevolezza della propria bravura (26%), l’aver contribuito a rendere il mondo un posto migliore (12%) e l’orgoglio di essere medico (9%).
Rispetto all’indagine del 2020, un altro aspetto degno di nota è quello relativo alla telemedicina. Nel precedente report, riporta Adnkronos, si registrava scetticismo rispetto all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali nell’ambito della salute, mentre adesso risulta in netta crescita chi utilizza strumenti di telemedicina (36%) e ne è soddisfatto (71%). Tanto che il 20% prevede di estendere la telemedicina alla teleconsultazione.

Life Science: terapie digitali e innovazione trasformano il settore

Nel medio-lungo termine telemedicina, sensori, robotica chirurgica, Intelligenza artificiale e terapie digitali (DTx) permetteranno di imprimere un cambiamento significativo al settore Life Science.
Tra i principali ambiti d’innovazione abilitati dalle tecnologie digitali, le DTx già oggi stanno contribuendo a trasformare in maniera rilevante il settore Life Science. Si tratta di soluzioni validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, perché capaci di migliorare il percorso del paziente e rendere più efficaci i trattamenti, tanto che 7 pazienti su 10 sarebbero propensi a utilizzarle per il trattamento della propria patologia. A quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, un terzo delle aziende Life Science italiane sta già investendo in questo ambito. Ma 9 aziende su 10 considerano l’assenza di rimborsabilità da parte del SSN l’ostacolo principale alla sostenibilità finanziaria delle DTx in Italia.

Dalla psichiatria all’endocrinologia alla reumatologia

L’Osservatorio ha censito 62 terapie digitali attualmente in commercio a livello internazionale, utilizzabili per il trattamento di varie patologie.
Il 47% delle soluzioni analizzate si riferisce all’area psichiatrica, principalmente per la gestione di ansia e dipendenze. Non mancano però applicazioni nel campo dell’endocrinologia (11%), rivolte a pazienti affetti da obesità o diabete, e della reumatologia (10%) per il trattamento del dolore cronico.
Quanto ai modelli di business delle attuali DTx in commercio, quello maggiormente diffuso è di tipo B2B. Tale modello prevede il rimborso della DTx da parte di assicurazioni previa prescrizione medica. La modalità di erogazione più diffusa (oltre una su due) è quella cosiddetta stand-alone, che prevede l’utilizzo della DTx in modo indipendente.
Una terapia digitale su quattro è invece associata a un trattamento farmacologico, solitamente con l’obiettivo di ottimizzarlo aumentandone efficacia e aderenza (circa 25%).

L’impatto delle tecnologie immersive sul settore sanitario

Un altro ambito di innovazione che avrà un impatto rilevante sul settore Life Science è quello delle tecnologie immersive. La realtà estesa, che comprende realtà aumentata, mista e virtuale, sta infatti producendo un impatto rilevante anche sul settore sanitario, suscitando curiosità e interesse nei pazienti.  Il 49% dei pazienti sarebbe interessato a utilizzare applicazioni di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per il trattamento della propria patologia. 

L’impiego della robotica oltre la sala operatoria

La robotica chirurgica rappresenta un ambito di innovazione che produce un impatto sul settore già da diverso tempo. La robotica chirurgica permette di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e favorendo la ripresa post-operatoria del paziente e riducendo i tempi di riabilitazione.
Secondo l’80% delle aziende del settore Life Science e il 68% dei professionisti sanitari, si diffonderanno nel lungo periodo (5-10 anni) anche la robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e quella riabilitativa, in cui i robot vengono impiegati come elementi essenziali della terapia.

L’uso clinico della medicina in silico

Secondo le aziende del settore Life Science anche la medicina in silico avrà un impatto molto rilevante, ma si prevede che possa diffondersi nel medio-lungo periodo (oltre 3 anni).
L’ambito della medicina in silico fa riferimento a tecnologie e modelli matematici per l’uso clinico. Ad esempio, si parla di digital twin quando queste tecnologie sono utilizzate per supportare decisioni mediche, come diagnosi o trattamenti, per un singolo paziente, portando a una maggiore personalizzazione e riducendo la necessità di effettuare esami invasivi.

Mini piscina con idromassaggio in attico

Un attico è proprio il posto ideale in cui creare un’oasi di relax che sia sempre a tua disposizione: pensa alla comodità di avere una mini piscina idromassaggio pronta a coccolarti in ogni momento, non sarebbe fantastico?

Queste mini piscine da esterno sono progettate infatti per adattarsi anche ad aree ristrette come quelle degli attici, offrendo ugualmente un’esperienza pari a quella di una SPA.

Tra l’altro, come vedremo a breve, gli optional a disposizione consentono di ottenere un benessere anche maggiore ed un impatto visivo in grado di trasmettere lusso, motivo per il quale questa soluzione è sempre più apprezzata e ricercata.

Cosa sono le mini-piscine idromassaggio e quali vantaggi offrono?

Le mini piscine idromassaggio sono piccole vasche che includono anche un sistema di idromassaggio integrato. Questi sistemi di idromassaggio utilizzano getti d’aria e acqua per massaggiare il corpo, migliorando la circolazione sanguigna e riducendo lo stress.

Esse sono progettate per essere installate anche su terrazze o comunque aree in cui gli spazi sono limitati, come appunto capita di solito in un attico. Tra l’altro sono disponibili in diverse dimensioni e forme, il che consente loro di adattarsi alle esigenze di ogni cliente.

Per quel che riguarda i vantaggi che una piscina jacuzzi da esterno può offrire, in primo luogo possiamo parlare dell’esperienza di relax e benessere che è possibile regalarsi in qualsiasi momento, senza dover andare in un centro benessere o SPA.

Invece, una delle cose cui solitamente non si pensa, è che queste piscine da esterno possono essere utilizzate in qualsiasi stagione dell’anno e non soltanto d’Estate, grazie al sistema di riscaldamento integrato.

A parte questo, il loro design fine e accattivante le rende un elemento molto valido esteticamente ed in grado di apportare del valore ad ogni tipo di ambiente in cui vengono installate.

Design moderno ed elegante

Le mini piscine idromassaggio presentano un design moderno che si integra perfettamente con qualsiasi stile architettonico.

Sono appariscenti, grazie anche al sistema di luci a led per cromoterapia di cui dispongono, e possono essere personalizzate per soddisfare le esigenze di ciascuno.

La resistenza alle intemperie e durata nel tempo è garantita dai materiali solidi e robusti (oltre che di qualità ) con i quali vengono realizzate, ma non solo. La pratica copertura isotermica rigida consente infatti di preservare la vasca dall’azione del sole e da eventuale grandine o neve.

Fattibilità dell’installazione di una mini-piscina in un attico

Una mini piscina con idromassaggio può essere installata anche in un’area ristretta come quella di un attico, ma è importante considerare prima alcuni fattori come la portata del tetto, la capacità di carico e la necessità di un permesso edilizio in base ai vari regolamenti comunali.

È importante a prescindere consultare dunque un professionista o azienda specializzata per valutare la fattibilità dell’installazione e garantire la sicurezza della struttura.

Il sistema di filtraggio dell’acqua

Il sistema di filtraggio è essenziale per mantenere sempre pulita l’acqua di una mini piscina.

Esistono diversi tipi di sistemi di filtri come quelli a sabbia, a cartuccia o a diatomee, che possono fare in modo da garantirti sempre acqua pulita e igienicamente sicura.

Inoltre, il motore che aziona la pompa garantisce sempre una circolazione efficace dell’acqua ed un’esperienza piacevole e confortevole con l’idromassaggio.

Manutenzione della piscina

La manutenzione della mini piscina è essenziale per garantirsi sempre una pulizia ottimale e un’acqua sicura dal punto di vista batteriologico.

Le azioni di manutenzione più importanti da parte nostra in tale senso, dunque fondamentali per la cura della nostra mini piscina, sono principalmente il monitoraggio del pH e dell’equilibrio chimico dell’acqua, la pulizia regolare della vasca e la sostituzione del filtro.

È importante eseguire tutte queste azioni, così come consigliano le istruzioni del produttore, in maniera periodica nel corso dell’anno.

Conclusione

Per concludere, possiamo affermare che una mini piscina idromassaggio in attico offra veramente un’esperienza di relax e benessere senza eguali, e che fai bene a pensare di farne installare una.

Il mercato offre tante possibilità di scelta per quel che riguarda design ed optional, ma ricorda innanzitutto di valutare la fattibilità dell’installazione consultando un professionista o azienda specializzata.

Le cyber truffe sfruttano le vacanze: come evitare brutte sorprese?

I ricercatori di Kaspersky hanno analizzato le truffe più diffuse online, e hanno scoperto che alcuni siti web fraudolenti offrono voli aerei a basso costo per sottrarre denaro o informazioni personali ai viaggiatori. Ovviamente, senza fornire i biglietti prenotati. Si tratta di pagine di phishing ben realizzate, che spesso imitano noti servizi di compagnie aeree e aggregatori di biglietti. In alcuni casi mostrano perfino i dettagli reali dei voli, inviando richieste di ricerca ad aggregatori legittimi e riportando le informazioni ricevute. Ma oltre ai biglietti aerei fasulli, spesso la truffa si nasconde anche dietro ad alloggi troppo belli per essere veri, oppure a sondaggi a tema viaggi e vacanze. I ricercatori di Kaspersky mettono in guardia i viaggiatori, e offrono alcuni consigli per evitare le cyber truffe, e prenotare una vacanza in tutta sicurezza.

Location affascinanti (e inesistenti) a prezzi imbattibili  

I cyber criminali creano anche annunci su piattaforme popolari, mostrando foto affascinanti e offrendo prezzi bassi per attirare i viaggiatori. Ovviamente, una volta effettuati prenotazione e pagamento l’alloggio si rivela inesistente.
Anche le prenotazioni alberghiere non sono esenti dalle truffe. Attraverso siti web falsi, che imitano piattaforme legittime di hotel booking, i truffatori invitano gli utenti ad accedere con le loro credenziali di Facebook o Google, ottenendo così l’accesso non autorizzato a social media o account email delle vittime per furti di identità, transazioni non autorizzate e altre attività dannose. Ma esistono anche siti web o email ingannevoli che invitano a completare un sondaggio di viaggio per ottenere una ricompensa sostanziosa. Con la scusa dei requisiti di idoneità o la promessa di premi mai consegnati, i criminali raccolgono i dati personali delle vittime, che spesso vengono utilizzate come strumento per diffondere la truffa, invitandole alla condivisione del sito.

Diffidare dei siti che chiedono troppe informazioni personali

Per pianificare una vacanza sicura, gli esperti di Kaspersky consigliano di utilizzare solo piattaforme di prenotazione di viaggi, voli aerei e siti web di hotel conosciuti e affidabili. Diffidare di siti sconosciuti e sospetti che offrono prezzi incredibilmente bassi o che chiedono troppe informazioni personali. Inoltre, prima di effettuare transazioni o fornire dati personali, è importante controllare due volte che l’URL sia sicuro (https e icona del lucchetto).

L’importanza delle recensioni

Prestare poi sempre attenzione ai siti che contengono piccoli errori di ortografia o nomi di dominio insoliti, poiché potrebbero indicare attività fraudolente. Un altro consiglio è quello di effettuare sempre e solo ricerche su strutture ricettive, compagnie aeree o agenzie di viaggio, che si intendono utilizzare e controllare le recensioni.
Grazie alle recensioni di fonti affidabili è possibile avere un’idea dell’esperienza degli altri viaggiatori e individuare eventuali segnali di pericolo. Utilizzare poi una soluzione di sicurezza: una soluzione di sicurezza affidabile, come Kaspersky Premium, garantisce una protezione completa da tutte le forme di truffe conosciute e non, tra cui il phishing.

PMI, i cybercriminali approfittano dei dipendenti. Che fare?

Molte piccole e medie imprese non adottano soluzioni di sicurezza informatica perché non ritengono di essere potenziali obiettivi dei cybercriminali. Tuttavia, un recente studio riporta che quasi il 46% degli attacchi informatici sono diretti proprio alle PMI. Secondo i dati del World Economic Forum, il 95% delle violazioni della sicurezza informatica sono attribuibili a errori umani. Appare quindi evidente da questi dati che le piccole e medie imprese potrebbero non essere consapevoli del fatto che i loro dipendenti, sia involontariamente sia intenzionalmente, possano causare danni alla sicurezza aziendale. Comportamenti inappropriati rischiano di portare a perdite finanziarie, danni alla reputazione e una diminuzione della produttività aziendale. Gli esperti di Kaspersky sottolineano quindi la necessità di verificare come la negligenza dei dipendenti – o peggio azioni volontarie degli stessi – possano influire sulla cybersecurity delle PMI.

Quasi il 22% delle violazioni dei dati nelle PMI è causato dai dipendenti

Secondo la ricerca “Kaspersky 2022 IT Security Economics”, che ha coinvolto oltre 3.000 responsabili della sicurezza informatica provenienti da più di 26 paesi, quasi il 22% delle violazioni dei dati nelle PMI è causato dai dipendenti. La stessa percentuale è attribuibile agli attacchi informatici, il che rende i dipendenti quasi altrettanto pericolosi degli hacker. Questo accade principalmente a causa della negligenza o della mancanza di consapevolezza da parte degli stessi collaboratori. Comportamenti inconsapevoli da parte dei dipendenti possono causare gravi violazioni e compromettere la sicurezza delle piccole e medie imprese. 

I principali rischi

1. Password deboli: i dipendenti potrebbero utilizzare password facili da indovinare, consentendo ai criminali informatici di danneggiare facilmente il sistema e accedere a dati sensibili. Esiste addirittura una lista delle password più comuni utilizzate dagli hacker.
2. Truffe di phishing: i dipendenti potrebbero accidentalmente cliccare su link di phishing nelle email, consentendo l’infezione da malware e l’accesso non autorizzato alla rete. La maggior parte degli aggressori è in grado di imitare gli indirizzi email di società legittime, inviando email con allegati che in realtà sono malware. Un esempio recente è stato l’attacco di Agent Tesla che ha colpito utenti in tutto il mondo.
3. Politica BYOD (Bring Your Own Device): a causa dei lockdown dovuti alla pandemia da COVID-19, l’uso dei dispositivi personali per il lavoro da remoto è diventato sempre più comune. Tuttavia, molti di questi dispositivi non hanno adeguate protezioni e possono rappresentare una minaccia per l’azienda. Ogni giorno vengono creati più di 400.000 nuovi programmi maligni. Le aziende che sono bersaglio di attacchi stanno aumentando, ma la maggior parte di esse non blocca completamente l’accesso ai dati aziendali tramite dispositivi personali.
4. Protezione dei dati aziendali: un errore comune dei responsabili IT è non proteggere i dati aziendali contenuti in un notebook personale, che potrebbe essere smarrito o rubato. Alcune aziende risolvono questo problema consentendo ai dipendenti di lavorare solo con PC autorizzati in ufficio, limitando l’invio di dati e vietando l’uso di chiavette USB. 
5. Mancanza di patch: se i dipendenti utilizzano i propri dispositivi personali, i responsabili IT potrebbero non essere in grado di monitorare e risolvere i problemi di sicurezza. Inoltre, i dipendenti potrebbero non installare le patch o non aggiornare regolarmente i propri sistemi, lasciando vulnerabilità che i cybercriminali possono sfruttare.
6. Ransomware: in caso di attacco ransomware, è importante effettuare il backup dei dati in modo da poter accedere alle informazioni crittografate anche se i criminali informatici riescono a penetrare nel sistema aziendale.
7. Social Engineering: in risposta a tecniche di inganno come l’ingegneria sociale o il phishing, i dipendenti potrebbero rivelare inconsapevolmente informazioni sensibili come dettagli di accesso, password o altri dati confidenziali. 

L’alto tasso di incidenti informatici causati da errori dei dipendenti dimostra che tutte le aziende hanno bisogno di investire nella formazione per insegnare ai dipendenti come evitare gli errori più comuni.

Investire in sicurezza informatica è un imperativo

Investire nella sicurezza informatica e nella formazione dei dipendenti è essenziale per proteggere le piccole e medie imprese dai crescenti rischi informatici e per garantire la continuità operativa, la protezione dei dati e la reputazione dell’azienda.

Come si comportano gli adolescenti italiani dopo la pandemia?

Nonostante il trauma della pandemia, oggi gli adolescenti italiani hanno una discreta percezione della loro qualità di vita, anche se inferiore rispetto agli anni passati e maggiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze. Un adolescente su due avverte un impatto positivo della pandemia sui rapporti familiari e due su cinque sul rendimento scolastico, seppure salute mentale e la propria vita in generale ne abbiano risentito negativamente. Inoltre, i giovani si sentono supportati da amici e compagni di classe, si fidano degli insegnanti, ma spesso sono stressati dagli impegni scolastici. Emerge dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-Aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’ISS insieme alle università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

Poca attività fisica e uso problematico dei social

Secondo lo studio, abitudini alimentari e stili di vita possono migliorare. Il consumo quotidiano della prima colazione diminuisce al crescere dell’età, specie tra le ragazze, e meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Quasi tutti si relazionano tra loro attraverso i social media, un fenomeno in crescita, ma non esente da criticità. Il 17% delle ragazze, che arrivano al 20% tra le 15enni, quindi una su cinque, e il 10% dei ragazzi ne fanno un uso problematico, con conseguenze negative sul loro benessere fisico e psicologico.

Cattive abitudini: alcol, fumo e gioco d’azzardo

Permangono comportamenti a rischio, quali l’assunzione di alcol, in aumento tra le ragazze (una su cinque tra le 15enni si è ubriacata almeno due volte nella vita), l’abitudine al fumo di sigaretta, che vede ancora prevalere le ragazze (29% vs 20% dei ragazzi di 15 anni), e la propensione al gioco d’azzardo, che invece è un fenomeno prettamente maschile: il 47,2% dei ragazzi e il 21,5% delle ragazze 15enni hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita. 

Pochi amano la scuola. Cyberbullismo più diffuso tra le ragazze

La maggioranza degli adolescenti non ama la scuola. Solo il 13% dei ragazzi, con proporzioni leggermente maggiori per le ragazze e per i più piccoli, dichiara di apprezzare la scuola. Percentuale che scende drammaticamente al 6% tra i 15enni. Di contro, circa la metà degli 11enni si sente molto stressato dagli impegni scolastici, per crescere al 60% e al 78% rispettivamente nei ragazzi e nelle ragazze di 15 anni. Nei comportamenti relazionali più critici, invece, il bullismo sembra mantenere le sue peculiarità senza importanti variazioni. La sua occorrenza si colloca intorno al 15% e decresce con l’aumentare dell’età, con proporzioni del 19% tra gli undicenni, il 16% nei tredicenni e poco più del 9% tra i 15enni. Analoghe proporzioni si osservano per il cyberbullismo, più frequente nelle ragazze (17% contro 13%) e nelle età più giovani: 19% a 11 anni, 16% a tredici e 10% a 15 anni.