Intelligenza Artificiale: cala la fiducia degli utenti Internet

Rispetto al 2019, la fiducia in Internet diminuisce, e quasi la metà degli utenti di Internet (49%) sostiene che regolamentare lo sviluppo e l’uso dell’Intelligenza Artificiale migliorerebbe il grado di fiducia. Un sondaggio internazionale di Ipsos condotto in 20 Paesi mostra infatti una diminuzione della fiducia degli utenti Internet riguardo alle tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale, e una preoccupazione elevata per la tutela della privacy online. In generale, più della metà degli intervistati (57%) ritiene che Internet sia governato in modo efficace, ma in alcuni Paesi, come Gran Bretagna (45%), Stati Uniti (45%), Francia (41%) e Israele (34%), si registrano percentuali al di sotto del 50%. Inoltre, se il 50% degli utenti ritiene che la sicurezza online sia adeguata, il 79% esprime preoccupazione per la protezione della propria privacy online, un dato invariato rispetto al 2019 (78%).

Rafforzare la protezione della privacy online

Se complessivamente la fiducia in Internet diminuita di 11 punti rispetto al 2019, passando al 63%, e la maggior parte dei Paesi esaminati ha registrato un calo, il calo più consistente e rilevante si nota in Polonia, dove si assiste a un calo di ben 26 punti percentuali (50%). Tra le preoccupazioni relative alla privacy e il rapido declino della fiducia a livello mondiale, gli utenti di Internet chiedono nuove normative per rafforzare efficacemente la protezione della propria privacy online, e vorrebbero avere un maggior controllo sul modo in cui i propri dati personali vengono raccolti e utilizzati.

Gli utenti chiedono maggior controllo sui propri dati  

Secondo gli intervistati, alcune delle politiche governative più efficaci per migliorare la fiducia in Internet dovrebbero includere protezione della privacy e dei dati personali (65%), politiche di sicurezza informatica per gli utenti di Internet (64%), definizione di standard che descrivono in dettaglio come le aziende raccolgono (62%) e utilizzano (63%) i dati degli utenti raccolti online. Inoltre, il 61% sostiene la necessità dell’istituzione di politiche che consentano agli utenti di controllare meglio i propri dati 

AI e realtà virtuale sono termini ormai familiari  

AI, Metaverso, realtà virtuale, realtà aumentata, Blockchain, Web 3.0 sono solo alcuni esempi delle nuove tecnologie online. Non meno importante è l’ultima frontiera dell’AI, la cosiddetta ChatGPT, che in poco tempo ha conquistato l’attenzione di molti utenti ed esperti. Una ricerca Ipsos condotta in collaborazione con l’Osservatorio Metaverso rivela che termini quali ‘realtà virtuale’ e ‘Intelligenza artificiale’ sono familiari alla maggioranza degli italiani. In particolare, il 52% afferma di essere a conoscenza di un po’ di cose relative all’Intelligenza artificiale e l’11% di saperne molto sul tema. Al contrario, soltanto il 6% dichiara di non possedere alcuna conoscenza in merito, e un terzo (31%) di averne sentito semplicemente parlare.

Startup: nel 2022 finanziamenti per oltre 2 miliardi di euro

A dodici mesi dallo ‘sfondamento’ della soglia del miliardo di euro di investimenti annui, e a dieci anni dallo Startup Act del 2021, nel 2022 si registra il traguardo dei due miliardi di capitale raccolto da investitori formali, informali e internazionali. Di fatto, nel 2022 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech italiane ammontano a oltre 2,1 miliardi di euro, un valore più che triplicato rispetto ai 694 milioni quantificati nel 2019.  Queste alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem.

I finanziamenti internazionali raddoppiano il loro valore 

In questo contesto, gli investimenti da parte di attori formali (fondi VC indipendenti, CVC aziendali e GVC) confermano il loro tradizionale ruolo di guida per l’intero ecosistema, registrando un +44% rispetto al 2012 e raggiungendo quota 731 milioni di euro.
Il trend conferma il ruolo infrastrutturale assunto dal comparto, che nel 2022 si riconsolida come cardine e acceleratore dell’intero ecosistema.
A determinare in maniera significativa il raggiungimento della soglia dei due miliardi di capitale raccolto è la componente dei finanziamenti internazionali. Con un valore più che raddoppiato, da 435 milioni a 1.029 milioni, arriva a costituire circa la metà dell’intero ecosistema.

Uno dei veicoli preferiti per attrarre capitale estero

Le startup, e in particolare le scaleup, sembrano essere quindi sempre più uno dei veicoli preferiti per attrarre capitale all’interno del nostro Paese, un tema che i policy-maker e le istituzionali nazionali dovranno continuare ad affrontare con continuità nei prossimi anni.
Rispetto al benchmark internazionale, nel 2021 la performance di rilancio dell’Italia all’uscita dalla pandemia ha consentito di ridurre il gap consolidato negli anni passati. La dimensione relativa dell’ecosistema italiano formale oggi è pari a circa 1/6 di quello francese, circa 1/4 rispetto a quello tedesco, e con dimensioni paragonabili a quello spagnolo.

Equity Crowdfunding in contrazione

I finanziamenti da attori informali registrano invece una contrazione del 12%, passando da 449 a 400 milioni di euro nel 2022.
Tale decremento potrebbe rispecchiare un primo giro di boa circa la maturità dell’ecosistema, dove diverse startup stanno ormai passando allo stato di scaleup, con operazioni tradizionalmente più associate al mondo formale.
In questo particolare frangente, risulta interessante notare come il segmento dell’Equity Crowdfunding registri negli ultimi 12 mesi una significativa contrazione rispetto all’ultima osservazione, passando dai 106 milioni di euro consuntivati nel 2021 a 85.

Metaverso: quali sono conoscenze ed esperienze degli italiani?

Il metaverso, questo nuovo strumento digitale, attrae maggiormente gli over36, non solo avvezzi a questo tipo di realtà, ma anche fruitori di esperienze all’interno dei mondi over Internet. Quanto alla conoscenza del Metaverso, l’81% degli italiani ne ha sentito parlare, ma la conoscenza è scarsa. Realtà virtuale e AI sono più noti, ma spesso più per un bombardamento mediatico che per un reale approfondimento. Molto meno conosciuti Blockchain, NFT e web 3.0. In particolare, più da GenX e Millennials rispetto ai giovanissimi, che risultano meno a loro agio soprattutto quando si parla di criptovalute, NFT e Blockchain. Sono alcune evidenze emerse dall’indagine di Ipsos, partner dell’Osservatorio Metaverso, creato dall’esperto del mondo digital Vincenzo Cosenza per comprendere la conoscenza e l’utilizzo del Metaverso da parte degli italiani.

I nuovi mondi attraggono gli over36

Chi dichiara un atteggiamento maggiormente favorevole verso questi nuovi mondi sono gli over36, mentre gli under25 si dimostrano più indecisi. Facilità di accesso, costo eccessivo dei device e scetticismo legato al non sentirsi a proprio agio in un mondo virtuale sono le principali barriere all’utilizzo. In prospettiva, emerge l’aspettativa che il Metaverso porti un miglioramento delle attività online in quasi tutti gli ambiti, in particolare, quello legato a intrattenimento, connessione ed educazione. Per il 37% del campione sarà più facile incontrare persone diverse nei mondi virtuali che nella vita di tutti i giorni, e il 26% dichiara che potrebbe imparare di più su moda e tendenze nei mondi virtuali piuttosto che fare shopping nei negozi o online.

Attività immersive per giocare con gli amici 

Chi ha partecipato ad attività immersive ha interagito principalmente con persone che conosceva già. Le attività a cui finora hanno partecipato riguardano maggiormente giocare e trascorrere il tempo con gli amici (quasi 50% GenZ), e circa il 30% ha esplorato un’altra città, principalmente Millennials.
Guardando al futuro rimane alto l’interesse per nuove conoscenze e competenze: frequentare corsi, esplorare città, assistere a concerti, spettacoli o film. Alla domanda ‘quali mondi virtuali ha visitato negli ultimi 6 mesi?’ oltre il 70% degli intervistati dichiara di non aver visitato nessun mondo virtuale. Tra quelli visitati, Minecraft e Fortnite sono in testa, ma con percentuali ancora poco significative.

I profili dei metapersonas

Dalla ricerca emergono poi tre profili di utenti che si differenziano per conoscenza, utilizzo e attitudine verso il Metaverso: Entusiasti conoscitori (31%), il target che ha la più alta concentrazione di Millennials e GenX, Neofiti ottimisti (49%), con la più alta concentrazione di GenZ, e Scettici intimoriti (40%), distribuiti su tutte le generazioni. Le percentuali non polarizzate che descrivono il campione diviso nei tre profili di metapersonas mettono in luce un importante segnale: lo strumento Metaverso e gli altri elementi innovativi che compongono il web 3.0 sono attualmente vissuti come realtà ancora lontane. Sarà il domani a dare maggiore seguito sulla vita e applicazione di questi mondi paralleli.

Sicuro fin dall’origine: ecco cosa chiedono gli italiani al mondo agricolo 

Buono, sano, sicuro e sostenibile. Ecco come vorrebbero il cibo gli italiani, ed è ciò che chiedono – e si aspettano – dagli imprenditori agricoli. Come evidenzia il secondo numero dell’Osservatorio Enpaia-Censis “L’agricoltura italiana nelle nuove sfide”, il 54% dei nostri connazionali ritiene che gli imprenditori agricoli debbano garantire la disponibilità di cibo sicuro, sano, sostenibile e di alta qualità; per il 29% la tutela del benessere degli animali allevati; per il 24% la promozione della vita nei luoghi rurali e nelle campagne; per il 19% un’offerta articolata di cibo di qualità; per il 16% la sua fornitura in modo stabile in ogni situazione. Insomma, un mix di richieste che va ben oltre la semplice produzione di alimenti. D’altro canto, gli imprenditori del settore hanno svolto egregiamente il loro lavoro anche durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria, garantendo la continuità delle forniture di cibo salutare e sicuro, contribuendo alla sostenibilità ambientale e alla lotta al riscaldamento globale. Non per niente, il merito viene loro riconosciuto: è infatti cresciuta la loro social reputation, il grado di fiducia sociale nei loro confronti, a testimonianza di un’azione efficace.

Agricoltura “importante” per la quasi totalità dei cittadini

Un altro dato che conferma il ruolo prioritario degli attori della filiera è il 96% di italiani che ritiene che l’agricoltura sia molto o abbastanza importante per il nostro futuro. Il 74%, inoltre, è convinto che gli agricoltori abbiano già dato un contributo importante nella lotta al riscaldamento globale, quota più alta di 16 punti percentuali rispetto al dato medio europeo.

Un ruolo centrale nell’economia

“L’Osservatorio Enpaia-Censis, presentato nel corso del Forum di quest’anno, evidenzia come negli ultimi due anni l’agricoltura ha riaffermato la centralità nell’economia, concorrendo notevolmente ad attenuare la recessione” ha dichiarato Per Giorgio Piazza, presidente Fondazione Enpaia. “In tale direzione, il settore agricolo sta raccogliendo a pieno titolo la sfida della sostenibilità divenuta prioritaria, a maggior ragione dopo la pandemia, unitamente alla funzione sociale che gli italiani ritengono appartenga all’agricoltura: essere un baluardo per l’approvvigionamento di cibo nelle emergenze che in futuro potrebbero insorgere e, più in generale, per la nostra sovranità alimentare”. Gli ha fatto eco Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, che ha affermato che “nelle attuali difficoltà resta alta la fiducia degli italiani nell’agricoltura, perchè garantisce gli approvvigionamenti anche nelle situazioni estreme, è impegnata, da tempo, nella lotta al riscaldamento globale e il buon cibo italiano contribuisce al benessere delle persone. In questa fase, poi, di fronte al decollo dei costi di energia e materie prime, è essenziale non lasciare sole le imprese agricole, perchè la loro crisi avrebbe costi sociali altissimi”.

Le aziende investono in trasformazione digitale? Ecco cosa pensano gli imprenditori italiani

Secondo il 50% degli imprenditori intervistati dalla survey EY Tech Horizon le aziende italiane hanno avviato importanti trasformazioni digitali. La spinta verso la transizione digitale del Paese e dell’ecosistema produttivo ha visto infatti una netta accelerazione negli ultimi due anni. Una transizione che genera valore di natura finanziaria, ma anche sociale sia per l’organizzazione sia per gli utenti. Tra i fattori della trasformazione, sempre secondo EY Tech Horizon, quelli principali risultano l’adozione o il consolidamento di nuove tecnologie quali data&analytics, machine learning, Intelligenza artificiale, Internet of Things (IoT) e cloud.

Tecnologia come fattore abilitante per creare valore

Le imprese italiane, quindi, saranno sempre più data-centriche e digitali per poter programmare al meglio le decisioni, i processi e le interazioni con tutti gli interlocutori. La tecnologia è il fattore abilitante per una trasformazione in grado di creare valore, ma soltanto se utilizzata in una combinazione sinergica di diversi strumenti, e allineata agli obiettivi strategici delle aziende.
Tra le tecnologie su cui puntare, data&analytics viene indicata dal 22% degli intervistati come principale trend di investimento per i prossimi due anni. Seguono, l’Internet of Things, indicato dal 20%, il cloud, dal 18%, l’Intelligenza artificiale e il machine learning dal 15%.

Costi elevati delle infrastrutture e cybersecurity gli ostacoli principali

Gli ostacoli principali al proseguimento di questa trasformazione per gli imprenditori riguardano i costi elevati delle infrastrutture e i rischi legati alla cybersecurity. I fattori trainanti per superare queste barriere sono le partnership strategiche con expertise tecnologiche complementari, e l’upskilling delle competenze. La combinazione tra tecnologie diverse, in particolare data analytics e Intelligenza artificiale, è indicata dal 45% degli intervistati, anche come fattore chiave per migliorare la customer experience. Questa maggiore apertura verso le nuove tecnologie è emblematica della fase di accelerazione in innovazione digitale in cui si trova il nostro Paese, anche grazie alla spinta rappresentata dalle risorse stanziate dal Pnrr.

Valutare i gap di competenze per comprendere dove investire

Per contro, le maggiori criticità emerse nei confronti del ruolo della trasformazione dei dati riguardano per il 15% la difficoltà alla scalabilità di prodotti e servizi data-driven, e per l’11% la carenza di competenze dei dipendenti. Per questo motivo, le aziende sono sempre più impegnate nel valutare i gap di competenze per comprendere dove investire e offrire programmi di formazione obbligatoria, upskilling e reskilling per rafforzare le competenze digitali e tecnologiche. In particolare, dando priorità a tematiche come data analytics, cloudification, IoT, cybersecurity e privacy.

Il digitale migliora la vita, ma gli italiani temono le cyber-minacce 

Per gli italiani il digitale migliora la vita, e le piattaforme web oggi rappresentano una componente irrinunciabile della vita quotidiana dei nostri connazionali. Quanto al grande tema del 5G, la maggioranza degli italiani è favorevole alla sua implementazione. Al contempo, però, aumentano anche le cyber-paure, e 6 italiani su 10 temono per la propria sicurezza informatica. È quanto emerge in sintesi dal secondo Rapporto sul valore della connettività in Italia, focalizzato su Vivere e valutare la digital life, e realizzato dal Censis in collaborazione con Windtre. Il Rapporto è stato presentato alla Camera, discusso e introdotto da Roberto Basso, Director External Affairs and Sustainability Windtre.

Immersi nella digital life e connessi sempre e ovunque

Quanto al diritto alla connessione nella digital life, emerge che gli italiani fanno da soli. Immersi nella digital life, gli utenti ricorrono alla combinazione di infrastrutture fisse e mobili per garantirsi l’accesso sempre, ovunque e comunque. Il 71,5% dei cittadini dotati di una connessione a internet utilizza sia la rete fissa sia la rete mobile, il 17,7% solo la linea mobile, e il 10,8% solo la rete fissa.
Agli operatori di rete sono richieste connessioni veloci, con un’alta qualità e fluidità dei contenuti (51,6%), connessioni affidabili, senza incorrere in interruzioni (41,7%), un servizio di assistenza rapido e facilmente accessibile in caso di guasti o di problemi amministrativi (31,1%).

Aumentano le cyber-paure

Inoltre, il 43,9% degli italiani, e il dato sale al 51,5% tra i laureati e al 55,0% tra i giovani, pagherebbe qualcosa in più pur di avere la connessione con i requisiti indicati. Ma il Rapporto rileva inoltre che le cyber-paure sono ormai al primo posto della vita degli italiani digitale. Il lato oscuro della digital life, sottolinea la ricerca, oggi ha il volto delle cyber-minacce. Il 56,6% degli italiani, e ben il 61,9% dei giovani, riporta Adnkronos, ha paura per la propria sicurezza informatica, ad esempio, quando svolge operazioni bancarie online.

I cyber-attacchi insidiano il diritto alla connessione

Insomma, i cyber-attacchi insidiano il diritto alla connessione, che per gli italiani va tutelato garantendo adeguate protezioni dalle minacce. I ripetuti attacchi informatici a istituzioni, imprese e cittadini fanno presa sul corpo sociale e spaventano più di quanto si tema il libero accesso alla rete da parte dei minori (34,7%), i rischi di dipendenza dal web e le minacce alla salute mentale (23,7%), e gli hater che aggrediscono le persone sul web (22,0%).

Stangata in bolletta per luce e gas: le contromosse per risparmiare 

Il 2022 si è aperto con una vera e propria stangata sui budget familiari degli italiani a causa dei forti rincari di luce e gas. E già nel 2021 si era registrati aumenti per le forniture energetiche. Insomma, si tratta di costi importanti che peseranno e non poco sui conti domestici. Ovvio che, con queste premesse, gli italiani stiano cercando di risparmiare qualcosa mettendo in campo contromosse come spegnere le luci o rinunciare agli abbonamenti alle piattaforme streaming.

Gli aumenti che ci attendono

Secondo la stima dell’Arera, l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente, le nuove tariffe si tradurranno in una spesa per la famiglia-tipo di: +68% per la bolletta elettrica (circa 823 euro); +64% per la bolletta del gas (circa 1560 euro). Un caro bollette che si fra sentire sull’economia familiare: secondo un’indagine condotta da Condexo, azienda che si occupa di gestioni condominiali, che ha deciso di sondare l’opinione delle famiglie alle prese con gli aumenti dei costi di elettricità e gas, l’aumento peserà “molto” per il 75% degli intervistati; “abbastanza” per il restante 25%. Tra quanti hanno risposto al sondaggio, il 60% dichiara che sarà l’elettricità la voce più pesante.

Prove di risparmio

Per risparmiare e compensare gli aumenti, il 50% degli italiani intervistati sceglie di tenere meno luci accese in casa; il 44% farà invece un uso minore degli elettrodomestici, per far fronte al caro bollette meno lavatrici e lavastoviglie. Tra i rimedi il 25% degli intervistati ha dichiarato che sostituirà le vecchie lampadine con quelle a basso consumo; il 6% pensa invece di sostituire i vecchi elettrodomestici; il 3% l’impianto di riscaldamento. Solo il 19% è disposto ad abbassare le temperature dei termosifoni sotto i 22° nonostante ad ogni grado in meno rispetto a questo livello corrisponda un risparmio compreso tra i 6% e il 10% sul consumo. Per il 44% meglio optare per la minor dispersione del calore in casa: infissi ben chiusi, ambienti isolati e porte serrate, niente panni sui termosifoni da sottoporre a manutenzione insieme alla caldaia. Rincari che si ripercuotono anche sulle abitudini. Per far fronte alle maggiori spese per luce e gas il 65% degli intervistati da Condexo rinuncerà a pranzi e cene fuori; il 36% alla colazione al bar dove i rincari hanno fatto schizzare in alto il prezzo del caffè: secondo i calcoli di Assoutenti in alcuni casi raggiunge il prezzo di 1,50 euro la tazzina, con un rincaro del 37,6%. Il 33% taglierà su eventi sportivi dal vivo, quindi partite viste allo stadio o nei palazzetti dello sport. Il 25% rinuncerà agli abbonamenti a piattaforme streaming, stessa percentuale per chi dirà no a gite fuoriporta e piccoli viaggi o eventi culturali come cinema, teatro e mostre. Infine, un 8% ha dichiarato che taglierà le sigarette.

Nel 2022 più rischi cyber per aziende, Vip e IoT

A tracciare un quadro dei rischi cyber nel 2022 sono gli esperti dell’azienda di sicurezza Yarix: “Nel 2022 ci aspettiamo che continuino gli attacchi ransomware basati su un modello di estorsione a quattro livelli: rendere inutilizzabili i dati della vittima chiedendo un riscatto per riottenerne l’accesso, minacciare di divulgare i dati e rendere pubblica la violazione, minacciare di colpire i clienti della vittima e attaccare la supply chain – sostengono gli esperti -, cioè i suoi fornitori di tecnologia con l’obiettivo di manipolare e compromettere l’infrastruttura e il codice sorgente del software”.
Ma secondo gli esperti Yarix, se nel 2021 gli hacker hanno usato sempre più ransomware per colpire aziende, infrastrutture critiche e la sanità, nel 2022 le aggressioni con richiesta di riscatto si amplieranno, e a queste si affiancheranno il furto di dati ai Vip, le intrusioni nel cloud, lo sfruttamento di vulnerabilità sconosciute nei sistemi e la compromissione dei dispositivi IoT. 

Rubare i dati e colpire gli ambienti cloud

Il furto di dati, secondo i ricercatori, rimarrà uno degli aspetti critici nel prossimo anno, con eventi che riguarderanno figure apicali o di spicco (Vip e influencer) in quanto più esposte pubblicamente, allo scopo di ampliare il fenomeno mediatico. Ma con la migrazione sempre più massiccia verso ambienti cloud (secondo Gartner la spesa globale per questi servizi aumenterà del 54% rispetto al 2020), i cybercriminali tenteranno sempre più l’accesso con l’uso di email di phishing per rubare le credenziali, ma verrà sfruttata anche la potenza di calcolo del cloud per fabbricare illecitamente criptovalute.

Le vulnerabilità ‘zero day’ dei software e l’IoT

Altra minaccia che diventerà più massiccia nel 2022 è quella relativa allo sfruttamento di vulnerabilità cosiddette zero day, ovvero falle nei software sconosciute anche agli stessi sviluppatori. L’ultima in ordine di tempo è quella chiamata Log4Shell, tanto che recentemente anche l’Agenzia italiana di cybersicurezza ha lanciato un allarme.
“Per i produttori di software il tempo utile per far fronte alle vulnerabilità con aggiornamenti sarà sempre più ridotto a una questione di giorni, se non di ore”, sottolineano gli esperti.
Nel corso del 2022, inoltre, i cybercriminali utilizzeranno i dispositivi connessi (Internet of Things) “come una comoda base di attacco per la loro attività criminale o come mezzo per muoversi lateralmente all’interno di una rete – spiegano gli esperti -. Altro fronte critico è quello delle auto connesse, diventate ormai un business in forte espansione, e come tale, oggetto di attenzione da parte della criminalità informatica”.

Un approccio ‘zero trust’ per intercettare e neutralizzare le minacce

Come riporta Ansa, “La sfida di oggi, per le aziende evolute, è intercettare e neutralizzare le minacce informatiche – osservano i ricercatori di Yarix -. Per mantenere applicazioni e ambienti sicuri, è indispensabile un approccio ‘zero trust’, nel quale qualsiasi utente o dispositivo che tenti di connettersi alle applicazioni e ai sistemi deve essere verificato prima di ottenere l’accesso. Per le aziende sarà inoltre strategico ‘pensare come i criminali’, e iniziare ad avere maggiore visibilità di quello che avviene nel surface web e nel dark web”.

Accordo Ue sullo stop del roaming a pagamento fino al 2032

Le istituzioni Ue hanno raggiunto l’accordo politico per estendere l’abolizione del roaming a pagamento fino al 2032. Il nuovo regolamento, in vigore dal 1° luglio 2022, prolungherà quindi per altri dieci anni il sistema esistente ‘Roam Like Home’, in scadenza il 30 giugno 2022, consentendo quindi ai cittadini europei di continuare a usare i propri telefoni cellulari quando si recano all’estero senza costi aggiuntivi rispetto alle tariffe nazionali. Ovviamente, all’interno del territorio della Ue.
I consumatori avranno anche diritto alla medesima qualità e velocità di connessione all’estero come nel proprio Paese, ovunque siano disponibili reti equivalenti.

Accesso senza alcun costo aggiuntivo ai servizi di emergenza

Tra le novità previste dall’intesa, rientra anche l’accesso senza alcun costo aggiuntivo ai servizi di emergenza, sia tramite chiamata sia tramite sms, inclusa la trasmissione delle informazioni sulla posizione di chi chiama. Gli operatori delle Tlc saranno inoltre tenuti a fornire informazioni sul numero di emergenza europeo 112. Sono stati quindi risolti, seppur in parte, i nodi più delicati del negoziato, ovvero le chiamate intra-Ue e le tariffe di roaming all’ingrosso. Durante le trattative, gli eurodeputati hanno infatti spinto per eliminare i supplementi e rendere gratuite le chiamate intra-Ue effettuate dai cittadini europei a numeri di telefono di altri Paesi Ue, attualmente limitate a 19 centesimi al minuto. Un punto fortemente contestato dagli operatori.

Limitate le tariffe di roaming all’ingrosso

Inoltre, l’accordo con gli Stati membri prevede che la Commissione esamini la situazione e valuti se sia necessaria una ulteriore riduzione dei massimali. Le tariffe di roaming all’ingrosso, relative ai prezzi che gli operatori si addebitano a vicenda quando i loro clienti utilizzano altre reti durante il roaming nella Ue, dal 2022 saranno invece limitate a 2 euro per Gigabyte (Gb) progressivamente fino a 1 euro nel 2027. Se i consumatori superano i limiti del contratto durante i loro viaggi, eventuali costi aggiuntivi non potranno essere superiori a queste soglie, riferisce Ansa.

Un mercato del roaming più equo

“Viaggiare all’estero senza doversi preoccupare delle bollette telefoniche è una parte tangibile dell’esperienza del mercato unico della Ue – ha commentato il commissario Ue responsabile, Thierry Breton -. Stiamo garantendo una migliore qualità dei servizi e una maggiore trasparenza per tutti i cittadini della Ue”. Soddisfazione anche da parte del Parlamento europeo: “Stiamo creando un mercato del roaming più equo, concentrandoci in particolare sugli operatori più piccoli, riducendo in modo significativo i massimali all’ingrosso – ha aggiunto l’eurodeputata Angelika Winzig -. In qualità di capo negoziatore del Parlamento europeo, il mio obiettivo era migliorare significativamente la situazione per i consumatori”.

TikTok, indagine fra i giovani: più informazione contro le sfide “bufala”

I ragazzi prima di partecipare alle challenge on line vorrebbero saperne di più: è questo ciò che emerge da una recente ricerca commissionata da TikTok e pubblicata con il titolo ‘Analisi di efficaci risposte educative per la prevenzione delle sfide online pericolose’. L’indagine, condotta per promuovere la sicurezza della community, ha messo in luce che circa la metà dei giovani intervistati (il 46%) vorrebbe “maggiore disponibilità di informazioni valide sui rischi” e “sulle attività estreme”. Anche perchè, si scopre sempre dalla ricerca che ha convolto 10 mila persone (adolescenti, genitori ed educatori anche italiani), parte delle challenge on line sono delle vere e proprie bufale. 

Sfide pericolose

Secondo i risultati dell’agenzia indipendente Praesidio Safeguarding, lo 0,3% degli utenti intervistati, tra i 13 e i 19 anni, ha dichiarato di aver preso parte ad una sfida che considerava pericolosa, riporta Ansa. Per quasi la metà (48%), le sfide individuate sull’app sono state percepite come sicure e divertenti; al 32% è stato associato un certo rischio, ma ancora basso; il 14% è stato descritto come rischioso e pericoloso. Soltanto il 3% è stato definito molto pericoloso, con lo 0,3% che ha preso effettivamente parte alle prove, da postare in diretta. Dalla ricerca è inoltre emerso che, prima di parteciparvi, gli adolescenti utilizzano una serie di metodi per comprendere i rischi delle challenge online: guardare video di altri partecipanti, leggere i commenti e parlarne con gli amici.

Le “sfide bufala”, cosa sono

Una sottocategoria di challenge emersa dalla ricerca  quella delle cosiddette sfide bufala, ovvero false sfide legate a suicidio/autolesionismo, come Galindo/ Blue Whale e Momo. Le sfide bufala “propagano un’informazione falsa, cioè che esista un soggetto malintenzionato che spinge gli utenti (di solito giovanissimi) a svolgere una serie di attività dannose che si intensificano, terminando con atti di autolesionismo o suicidio. Queste sono spesso espresse sotto forma di ‘sfida’. In realtà queste ‘sfide bufala’ – sottolinea lo studio – sono storie costruite per diffondere e perpetuare la paura e l’ansia senza alcun elemento autentico di partecipazione o di sfida”. Proprio per questo, e per fornire una migliore informazione su challenge e potenziali contenuti ingannevoli ad adolescenti, genitori ed educatori, TikTok ha sviluppato nuove risorse dedicate nel suo centro sicurezza. In particolare, un nuovo messaggio incoraggia i membri della community a visitare il Centro Sicurezza per saperne di più e a segnalare sfide pericolose.