Mercato italiano nel vino: il 2023 tra incertezze e prospettive 

Tra inflazione, rallentamenti economici, costi legati all’energia e tensioni geopolitiche internazionali, il contesto economico attuale è pieno di incertezze e nuove sfide, anche per la filiera italiana del vino.
Forte del nuovo record nell’export, ma davanti a un calo nelle vendite a volume in GDO rispetto al 2021, l’Italia del vino nel 2023 si prepara ad affrontare un anno carico di incertezze. Eppure, i segnali che arrivano dal mercato non sono solo negativi, e preannunciano nuove opportunità di crescita. 
Sono alcune evidenze emerse dalla nona edizione del Forum Wine Monitor di Nomisma, che ha l’obiettivo di decifrare i trend del momento per individuare le possibili traiettorie di sviluppo per il settore vinicolo italiano. 

Export: raggiunti 8 miliardi, +12%

Secondo le stime Wine Monitor, nel 2022 il vino italiano ha raggiunto 8 miliardi di euro di esportazioni, con una progressione rispetto all’anno precedente del 12%. Anche la Francia è cresciuta, arrivando a 12,5 miliardi di euro di export vinicolo, mentre la Spagna (terzo esportatore mondiale) si è dovuta ‘accontentare’ di un aumento di circa il 6% (3 miliardi di euro). Spostandosi sul mercato interno, secondo i dati forniti da NielsenIQ il 2022 ha evidenziato una flessione nelle vendite dei vini venduti nel canale della Distribuzione a Libero Servizio, soprattutto a volume (-6,4% rispetto all’anno precedente), a fronte di un calo a valore dell’1,8%. Occorre anche segnalare che i livelli di vendita sono risultati comunque superiori, sia nei valori sia nelle quantità, a quelli pre-pandemici del 2019.

Meno spesa nel canale GDO

“Tra i fattori che hanno determinato questo calo, ricordiamo da un lato l’aumento dei prezzi, che ha ridotto in parte la capacità di acquisto dei consumatori che vanno in GDO, ma dall’altro il 2022 ha visto finalmente un ritorno dei consumi al ristorante – spiega Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor -. Questo perché, allentate le politiche sanitarie emergenziali legate al Covid, gli italiani come tutti gli europei hanno ripreso le precedenti abitudini, e spostando gli acquisti dalla GDO al consumo fuori casa. L’altro grande fattore è stato la ripresa del turismo straniero, dopo gli anni più critici della pandemia”. 

Due sfide per i produttori: i costi e i comportamenti di acquisto

“La preoccupazione maggiore per il 2023 investe due aspetti: il primo coinvolge i costi – commenta Francesca Benini, Sales & Marketing Director di Cantine Riunite & Civ -, il secondo riguarda il comportamento d’acquisto del consumatore”. Da un lato infatti aumenta la propensione verso il canale discount, mentre dall’altro aumentano i consumi away from home.
“Le strategie future dei produttori di vino non potranno prescindere da alcuni trend internazionali, come quello della sostenibilità e della figura del nutrizionista consapevole, ovvero del consumatore attento al proprio benessere e a quello del pianeta – aggiunge Benini -. Le aziende e i brand che saranno in grado di richiamare questa sensibilità, a partire dalla comunicazione e dall’etichetta, saranno premiate dal mercato”.