Le novità per gli automobilisti nel 2021

Tante sono le novità che attendono gli automobilisti nel 2021, dalle sanzioni meno care al cashback su bollo e assicurazione fino agli incentivi per cambiare l’auto. Come ricorda laleggepertutti.it, dal 1° gennaio 2021 l’importo delle multe più elevate per le violazioni del Codice della strada è stato abbassato. È previsto infatti un ribasso dello 0,2% per le sanzioni che vanno oltre i 250 euro. Pochi spiccioli in meno, ma è già qualcosa. Aumentano inoltre di 1.000 euro senza rottamazione e di 2.000 euro con rottamazione gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche o ibride con emissioni fino a 60 g/km di CO2. Per la fascia da 61 a 135 g/km sono previsti poi bonus di 1.500 euro (più 2.000 del venditore) entro il 30 giugno 2021.

Cashback su bollo auto e assicurazione

Le spese per il bollo auto e per l’assicurazione del veicolo, oltre a quella per eventuali multe, ora possono essere inserite tra quelle che danno diritto al cashback, cioè al recupero del 10% dei pagamenti effettuati con moneta elettronica. Va ricordato però che per riavere indietro la percentuale sulla somma versata si devono eseguire almeno 50 transazioni nell’arco del semestre. Questo, per essere rimborsati per un massimo di 150 euro, anche se la spesa semestrale è stata superiore a 1500 euro.

Proroghe patente, e revisione auto 

Chi ha presentato la domanda per fare la patente nel 2020 ha un anno di tempo, anziché sei mesi, per eseguire l’esame di teoria, una proroga dettata dall’emergenza Covid. Per lo stesso motivo, è stato rinviato al 30 aprile 2021 il rinnovo delle patenti in scadenza dal 31 gennaio 2020. La visita presso la Commissione medica locale deve essere eseguita entro 90 giorni dalla fine dello stato di emergenza. Sono poi stati posticipati anche i termini per la revisione auto: entro il 31 gennaio 2021 per le revisioni scadute a giugno 2020, entro il 28 febbraio 2021 quelle scadute a luglio, ottobre, novembre e dicembre 2020, ed entro il 31 marzo 2021 quelle scadute ad agosto 2020. I centri di revisione e le autofficine devono inoltre sottoporre le attrezzature alla revisione periodica entro il 31 dicembre 2021 anziché entro il 31 maggio.

Bonus autocarri ed ecotassa

Previsto poi anche un bonus da 800 a 8.000 euro per autocarri e autoveicoli speciali M1, e sono previsti incentivi fino all’esaurimento dei fondi anche per i mezzi con massa complessiva fino a 3,5 tonnellate. E se passa da 161 a 191 g/km di CO2 il limite oltre il quale scatta l’ecotassa sui veicoli sono stati ampliati gli scaglioni più bassi, mentre gli importi restano compresi tra 1.500 e 2.500 euro. Aumenta poi del 10% la quota di fringe benefit nella retribuzione di chi utilizza una nuova auto aziendale che emette più di 160 g/km di CO2. In pratica, dal 40% al 50% del costo chilometrico nella fascia tra 160 e 190 g/km e dal 50% al 60% nella fascia da 191 g/km in su, riporta Adnkronos.

Per il 90% degli italiani l’agricoltura è il motore della sostenibilità

La sostenibilità ambientale e delle comunità resta per il 95,5% degli italiani una priorità, e per il 90,6% è l’agricoltura il motore della sostenibilità ambientale. Agricoltura e sostenibilità sono strettamente legate, e per gli italiani gli agricoltori (50%) sono il soggetto che più di tutti rende sostenibile il nostro sistema di produzione alimentare, più di industria alimentare (47%), governo nazionale (45%), amministrazioni regionali (35%) e istituzioni europee (31%). Si tratta di alcune evidenze tratte dal secondo Osservatorio sul mondo agricolo, dal titolo L’agricoltura nella seconda ondata, tra resistenza e rilancio, a cura del Censis e della Fondazione Enpaia, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura.

Mangiare bene vuol dire “sano e sostenibile”

Di fatto, per il 60% degli italiani l’agricoltura finora ha dato un contributo importante nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, secondo il 93% degli intervistati è decisiva per le aree rurali. Del resto, attualmente l’agricoltura consente agli italiani di mangiare sostenibile con prodotti nutrienti e salutari (51%), non trattati con pesticidi (40%), di origine locale (28%), dal prezzo per tutti accessibile (22%), realizzati con metodi e tecniche a basso impatto ambientale (19%). I criteri con cui gli italiani scelgono gli alimenti esprimono i valori che il cibo deve rispettare, quindi, i requisiti di produzione e distribuzione a cui devono attenersi i soggetti della filiera.

Favorire gli investimenti in economia verde e circolare

Con la caduta a due cifre delle variabili economiche dovute all’emergenza sanitaria sono aumentati sia la spesa alimentare domestica (+2,3%) sia gli acquisti nei negozi di vicinato. Gli italiani quindi hanno dosato i criteri funzionali per mettere in tavola cibo sano e sostenibile, riferisce Askanews. Se la seconda ondata di Covid-19 rende i ristori statuali vitali per tante imprese, nel post-pandemia gli italiani vogliono più finanziamenti per le imprese che fanno meglio delle altre. Così, il 93,7% degli italiani è favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che investono in sostenibilità, intesa come tutela dell’ambiente e delle comunità. E il 92,3% dice sì a ridurre le tasse alle imprese per favorire gli investimenti in economia verde e circolare.

La crisi della ristorazione minaccia anche l’agricoltura

Meno 40%: è questo il buco di fatturato atteso dalla ristorazione a fine anno, tra lockdown e seconda ondata di Covid. La crisi della ristorazione minaccia però anche l’agricoltura, minandone la tenuta mostrata finora. Carenza di manodopera a causa delle restrizioni, taglio dei fatturati per il calo di vendite dei settori collegati, crisi degli agriturismi sono solo alcuni dei moltiplicatori degli effetti economici sul mondo agricolo. Dai dati emerge però che se nel primo semestre 2020 il valore aggiunto per l’agricoltura è sceso del -3,8% reale rispetto al 2019 per l’industria è sceso del -18,9% e del -10% per i servizi. E se nel secondo trimestre 2020 l’agricoltura registra un -8% di rapporti di lavoro attivati rispetto al 2019 sul totale dell’economia il calo è stato del -44,5%.

460.000 piccole imprese rischiano la chiusura

le imprese più piccole sono a rischio estinzione. Il Covid-19 potrebbe spazzare via addirittura il doppio delle microimprese “morte” tra il 2008 e il 2019 in conseguenza alla grande crisi. Di fatto, è in pericolo il meglio del modello di sviluppo italiano: 460.000 piccole imprese italiane, quelle con meno di 10 addetti e sotto i 500.000 euro di fatturato, rischiano infatti di essere decimate a causa dell’epidemia. Sono l’11,5% del totale, e nel 2021 potrebbero non esserci più, insieme a un fatturato complessivo di 80 miliardi di euro, e quasi un milione di posti di lavoro.

Crollo dei fatturati e crisi di liquidità

È quanto emerge dal 2° Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana, realizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, attraverso le valutazioni di un campione di 4.600 commercialisti italiani. Dallo studio emerge inoltre che il 29% dei commercialisti rileva come più della metà delle microimprese clienti (370.000) abbia almeno dimezzato il proprio fatturato, un dato che scende al 21,2% nel caso di commercialisti che si occupano di imprese medio-grandi. Inoltre, il 32,5% registra in più della metà della clientela (415.000) una perdita di liquidità superiore al 50% nell’ultimo anno (il dato scende al 26,2% tra i commercialisti che seguono imprese di maggiori dimensioni).

Il parere sugli interventi pubblici

Le misure pubbliche adottate durante l’emergenza ottengono una valutazione non omogenea, in particolare, il sostegno alle imprese (moratoria sui mutui, garanzie statali sui prestiti) viene giudicato positivamente dal 45,2%, e in modo negativo dal 34%, gli aiuti al lavoro (divieto di licenziamento, ricorso alla Cassa integrazione in deroga) sono promossi dal 43,4%, e bocciati dal 34,9%, e il sostegno alle famiglie (bonus babysitter, congedi parentali, Reddito di emergenza) è visto con favore dal 36,6%, mentre il 37,5% ne dà un giudizio negativo. La sospensione dei versamenti fiscali e contributivi per le imprese più penalizzate, poi, è valutato bene dal 33,3%, male dal 46,9%. Per i commercialisti lo sforzo statuale nel supportare gli operatori economici e i lavoratori durante il blocco di mercati e imprese va apprezzato, ma non basta. Bisogna intervenire subito agendo su quello che non ha funzionato.

Snellire gli adempimenti burocratici e i passaggi formali

Se gli strumenti di sussidio vengono promossi, viene però bocciata l’effettiva applicazione delle misure a causa dei detriti burocratici che rallentano tutto. Per i commercialisti occorre snellire gli adempimenti burocratici e i passaggi formali per rendere gli interventi più efficaci. Il 79,9% dei commercialisti auspica infatti più chiarezza nei testi normativi, il 76,7% chiede tempestività nei chiarimenti sulle prassi amministrative, il 70,7% molti meno adempimenti, il 67,2% una migliore distribuzione delle risorse pubbliche tra i beneficiari, il 61,1% una più efficace combinazione delle misure adottate, il 58,4% un taglio netto dei tempi necessari per l’effettiva erogazione degli aiuti economici, il 49,9% ritiene necessari stanziamenti economici più consistenti.

Ma per il 41% bisogna essere pronti a tutto, e il 27,6% sottolinea l’ansia pervasiva provocata dalla nuova ondata di contagi.

Acquisire competitività con i laser industriali

Riuscire a rimanere competitivi sul mercato è l’obiettivo di tantissime aziende che desiderano continuare ad offrire i propri prodotti senza per questo dover partecipare alla guerra dei prezzi. In questo senso, la soluzione è decisamente quella di aumentare la qualità del prodotto finale. Il cliente chiaramente, a parità di prezzo, è naturalmente portato a scegliere per quella soluzione in grado di offrire un prodotto qualitativamente migliore.

Laser industriali e produttività

I laser industriali rappresentano ad oggi la risposta più efficace a quanti desiderano individuare delle risorse che consentano di aumentare il livello di qualità della propria produzione nonché la velocità della stessa. Si tratta infatti di uno strumento grazie al quale è possibile rispondere adeguatamente alle richieste di mercato, anche per quel che riguarda i tempi di produzione e consegna dei prodotti.

Laser industriali: quali sono i vantaggi?

Ci sono diversi vantaggi che i moderni laser industriali presentano rispetto i metodi tradizionali o i laser di vecchia generazione. Uno dei più importanti è rappresentato dalla grande pecisione di taglio,altrimenti impossibile da ottenere con qualsiasi altro tipo di laser o strumento esistente in commercio. Grazie ai moderni laser industriali è possibile anche andare ad effettuare dei tagli particolarmente complessi in maniera molto rapida e precisa, come ad esempio curvature e altro tipo di marcatura o effetto particolarmente difficile da ottenere.

I vantaggi per l’azienda che si dota di tale soluzione sono soprattutto economici, in quanto i tempi di lavoro chiaramente si velocizzano e diminuisce così la necessità di manodopera, con tutti i vantaggi che ne derivano per quel che riguarda i costi di produzione. Infine è bene ricordare che questo tipo di tecnologia non ha bisogno dell’impiego di sostanze chimiche o materiali inquinanti, per cui è possibile definirla una tecnologia pulita che concorre a rispettare l’ambiente ed il mondo che ci circonda.

Gli italiani e il risparmio, oggi e domani

Come si comportano gli italiani nei confronti del risparmio, soprattutto in questi mesi così anomali? A questa domanda ha risposto l’indagine sugli “Italiani e il risparmio”, condotta da Acri e Ipsos. Sono tante le rilevanze emerse, a cominciare da alcune forti contraddizioni: da una parte i nostri connazionali manifestano una ritrovata serenità e fiducia rispetto alla propria situazione economica, d’altra parte è diffusa una preoccupazione generalizzata circa i destini del Paese e del mondo, che induce molta cautela sia nel consumo, sia nell’investimento. All’interno di questo scenario, si delineano anche due differenze sostanziali: una quota significativa di italiani, seppur minoritaria, sta velocemente riducendo la propria capacità di resistere alle difficoltà, mentre altri la stanno migliorando.

Conta più la salute dell’economia

Anche se i temi legati alla salute hanno pesato di più rispetto a quelli economici, resta il fatto che negli ultimi mesi ci siano stati dei cambiamenti. In particolare, durante il lockdown – con la conseguente riduzione delle occasioni di consumo – si è visto un incremento del risparmio, dando un’ulteriore spinta a una propensione ben consolidata degli italiani che, in questo modo, si sentono sempre più al riparo di fronte al timore dell’imprevisto. Diversa invece la situazione per le persone che già vivevano delle difficoltà: gli ultimi mesi hanno infatti decisamente peggiorato la loro capacità di risparmio. 

Cambia il percepito sull’Europa

In questo contesto, è cambiato anche il sentimento degli italiani nei confronti dell’Unione Europea. Gli aiuti durante l’emergenza Covid hanno portato a una crescita del livello di fiducia, con dei riverberi sul livello di soddisfazione per l’Euro. Il Recovery Fund, infatti, è molto noto e segna un cambio di passo, anche se non ancora una vera e propria svolta positiva nella relazione tra Italia e Europa. Gli italiani ambiscono e guardano al risparmio come fonte di tranquillità, molto più di quanto non accadesse in passato, a fronte di un futuro in cui le incognite non mancheranno. Infatti, oggi il risparmio viene sempre più vissuto come un ingrediente funzionale a una proiezione al breve-medio termine, piuttosto che come fonte di sacrificio odierno per una progettazione di lungo periodo.

Il futuro? Incerto

Diverso il discorso se ci chiede ai nostri connazionali di immaginare uno scenario fra 10 o 20 anni. In questo caso, permane forte il senso di preoccupazione, dovuto ovviamente sia alla salute e all’economia. Rispetta a quest’ultimo, gli italiani considerano centrale la necessità di proporre un futuro migliore e con più ampie prospettive ai giovani, soprattutto puntando su formazione e sostenibilità.

Under 30 e passatempi online, conferme e novità

Come passano il tempo libero online i nativi digitali? Tra i classe 2000 è sempre più marcata la tendenza ad affidarsi alla tecnologia per i propri momenti di svago, ed ecco che quelli che erano i vecchi passatempi, come andare al cinema, giocare ai videogame, o leggere un libro, cambiano abito e si adattano al nuovo contesto ludico. Oggi, grazie al web, non mancano le alternative per chi è alla ricerca di svago all’interno delle mura domestiche. E se lo streaming si sostituisce al classico cinema, secondo un’indagine di Toluna più della metà dei 18-34enni guarda quotidianamente programmi tv e film online, con Netflix che costituisce la prima scelta per il 59% dei giovani italiani.

Un giovane su tre gioca quotidianamente al proprio videogioco preferito

Molte piattaforme per l’acquisto e la fruizione in rete di videogame, come Steam, Instant Gaming, Kinguin, HRK Game, o G2A, propongono contenuti gratuiti. Basta creare un account collegato ai metodi di pagamento online  si avrà accesso a migliaia di titoli, dai più recenti alle pietre miliari di ciascun genere videoludico. Una ricerca di Euromedia Research e Multiplayer.it rivela che un giovane su tre gioca quotidianamente al proprio videogioco preferito, percentuale che sale al 41% tra i giovanissimi. Livelli grafici sempre più vicini al fotorealismo e enormi passi in avanti compiuti nel campo dell’AI conquistano ogni anno milioni di ragazzi e ragazze. Inoltre, quasi tutti i giochi dispongono di modalità multiplayer che permettono di condividere l’esperienza con i propri amici

E-book gratis

Tra i giovani resiste anche chi ama leggere un buon libro. Anche in questo caso il web corre in soccorso con tanti testi scaricabili gratuitamente da poter leggere sul proprio smartphone, tablet, pc. Case editrici come Mondadori e siti di e-commerce come Amazon offrono una vasta scelta, tra classici, libri gialli e rosa.

Un sito da segnalare è Archive.org che mette a disposizione tantissimi libri e riviste, ma anche film e opere musicali non più protetti dal diritto d’autore e quindi liberamente fruibili da chiunque.

I giovani e i social network

Fra i social network, il trono spetta senz’altro a Youtube, sempre più amato dai più giovani e utilizzato per vari scopi. Questo perché i contenuti video disponibili su YouTube spaziano dal semplice intrattenimento all’informazione a veri e propri tutorial su ricette di cucina, fai da te, o strumenti musicali, con personaggi autorevoli del mondo della cultura e della scienza che condividono “sul tubo” le proprie lezioni. Instagram invece resta la prima scelta per chi ama condividere foto e stories. Inoltre, secondo i dati di una ricerca di Blogmeter riguardo l’utilizzo dei social da parte dei più giovani, si nota come nella fascia d’età dai 15 ai 24 anni siano in rapida ascesa piattaforme di condivisione video e live-streaming come Tik Tok e Twich.

La pandemia cambia il wellness, meno palestra più meditazione

Aumenta il numero di chi si dedica alla meditazione o ad attività all’aria aperta alternative alla palestra, perché con la crisi da Covid il 64% dei cittadini globali ritiene che il benessere emotivo sia più importante di quello fisico. Alcuni mettono in atto anche piccole strategie fai da te per far calare l’ansia, utilizzando tecniche che vanno dalla respirazione alla musicoterapia fino ai bagni in acqua ghiacciata. In calo vertiginoso, invece, gli allenamenti collettivi nei templi del fitness e il ricorso ai personal trainer. Lo attesta un’indagine condotta da Vice Media Group su oltre 4.000 persone dai 16 ai 39 anni di 30 paesi pubblicata dal Global Wellness Institute.

Millennial e Gen Z più attenti al benessere da quando è scoppiata la pandemia

Insomma, Michelle Obama, che ha dichiarato di soffrire di una forma lieve di depressione causata dal lockdown e dal clima sociale e politico, è in buona compagnia. Oltre il 50 % degli americani afferma infatti che il Covid sta mettendo a dura prova il loro benessere mentale. Ma il sondaggio getta uno sguardo anche su come il Covid-19 stia stimolando nuovi atteggiamenti da parte dei Millennial e della Gen Z. “I ragazzi – si legge – riferiscono di essere molto più dediti al loro benessere da quando è scoppiata la pandemia di quanto non lo fossero prima”. Il 60 % dei Millennial e dei giovanissimi della Gen Z riferisce infatti di credere che il modo in cui ci prendiamo cura della nostra salute sarà il cambiamento sociale più duraturo dopo questa pandemia.

Cresce l’attenzione per il fitness in chiave rilassante

Il 52% degli intervistati afferma poi che dedicherà più tempo ad allenarsi, e il 20% di voler spendere di più per farlo, ma il 47% si eserciterà a casa, evitando a lungo palestre e personal trainer, oppure all’aperto. Tra le attività più gettonate nei prossimi mesi quelle semplici, con il 64% che preferirà la camminata e la corsa, il 38% la bicicletta e il 35% l’escursionismo. Sono infatti queste le attività al centro della propria routine di allenamento post-pandemia. Ma la controprova di tanta fame di metodi per curare l’ansia è anche l’aumento di coloro che cercano di alleviare l’intensità delle proprie emozioni negative ricorrendo a soluzioni che invece le peggiorano, riporta Ansa. Come, procrastinare, non prendere decisioni, mangiare male o bere troppo, fino all’abuso di droghe.

Strategie fai da te per fronteggiare i problemi emotivi

Gli esperti del Global Wellness Institute suggeriscono però alcune tecniche semplici, salutari ed efficaci in grado di aumentare il senso di controllo e padronanza. Si tratta di piccole strategie fai-da-te che chiunque può sperimentare. Non sono una cura, sottolineano, ma offrono meccanismi psicologici di coping, ovvero di adattamento, in grado di aiutarci a fronteggiare problemi emotivi e di stress. Come respirare in modo consapevole e controllato, praticare tecniche di mindfulness e di meditazione, abbassare la temperatura corporea immergendo tutto o parte del corpo in acqua fredda, e ascoltare musica rilassante.

Effetto Covid, i cinque trend del digitale

L’accelerazione digitale impressa dal coronavirus è un dato di fatto. Ed è stata tanto forte da creare uno “scontro” fra la disillusione nei confronti dell’entusiasmo digitale, il cosiddetto techlash, e il tech-clash, una sorta di disallineamento tra i valori delle persone e i modelli tecnologici. Le aziende che non sapranno gestire questo scontro “si troveranno ad affrontare un clima di sfiducia e insoddisfazione crescente da parte dei consumatori”, spiega Valerio Romano, intelligent cloud&engineering director di Accenture. Quelle che invece ambiscono a superarlo dovrebbero cavalcare cinque tendenze individuate da Accenture nella seconda edizione della Technology Vision 2020. E definite The I in Experience, AI and Me, Dilemma delle Smart Things, Robots in the Wild. E Innovation Dna.

Trasformare il rapporto con i clienti e renderli partner

Le aziende avranno bisogno di creare esperienze personalizzate, che diano agli individui maggior potere decisionale, riporta Agi. “Cinque imprese su sei ritengono che per vincere la concorrenza nel prossimo decennio le organizzazioni debbano trasformare il proprio rapporto con i clienti e renderli partner”, spiegano gli esperti di Accenture. È quello che Accenture definisce The I in Experience.

Il modello che trasforma spettatori passivi in attori attivi e partecipi

Analizzando il quadro post Covid, sono emersi anche i vantaggi della collaborazione tra uomo e AI. E la seconda tendenza, AI and Me, è quella per cui l’AI potrebbe diventare lo strumento in grado di far emergere il pieno potenziale delle persone.

Un prodotto connesso muta di continuo

Secondo Accenture sta cambiando anche il concetto di proprietà di un prodotto. Un prodotto connesso muta infatti di continuo, perché aggiornato di continuo. L’emergenza sanitaria sta aumentando notevolmente il bisogno di oggetti e servizi intelligenti, e il possibile squilibrio tra connettività e privacy è destinato a emergere con grande forza.

“Le imprese devono pensare a come introdurre nuove funzionalità nei propri dispositivi senza oltrepassare i limiti”: questo è il Dilemma delle Smart Things.

I robot poi non operano più solo all’interno dei magazzini. È la tendenza definita Robots in the Wild. Con le persone costrette a casa (prima) e la nuova normalità del distanziamento sociale (adesso), i robot sono usciti dai confini tradizionali e sono stati impiegati più velocemente di quanto si sarebbe potuto immaginare.

Molti paradigmi possono essere superati

Le imprese possono accedere a una quantità senza precedenti di tecnologie, dal quantum computing all’AI fino alla blockchain. Già prima del Covid, il 76% dei dirigenti evidenziava come per innovarsi alla velocità richiesta dal mercato le aziende dovessero adottare con urgenza nuove modalità di azione. Dovrebbero quindi avere un Innovation Dna. L’accelerazione ha dato immediata concretezza a questa prospettiva.

“Abbiamo toccato con mano che molte attività possono essere fatte con modalità diverse – spiega Fabio Benasso, presidente e AD Accenture Italia -. Abbiamo capito che molti paradigmi possono essere superati”.

Gli italiani e la scienza prima e dopo il lockdown

L’Italia è più diffidente rispetto a un anno fa, ma al tempo stesso più convinta del ruolo della scienza nelle decisioni politiche. Quello tra gli italiani e la scienza è un rapporto consolidato, anche se la pandemia ha cambiato la sfera delle aspettative, sia sul sapere scientifico sia sulle applicazioni pratiche immediate. Secondo i risultati della ricerca che Yakult Italia ha commissionato ad AstraRicerche, la scienza incuriosisce la maggioranza degli italiani (84%), molti dei quali (69%) cercano di tenersi aggiornati sulle ultime scoperte, soprattutto seguendo documentari o programmi di divulgazione scientifica, o attraverso riviste cartacee e online. Restano comunque 2 su 5 gli italiani che nonostante la massiccia presenza mediatica di scienziati e medici degli ultimi mesi considerano le informazioni scientifiche troppo difficili da capire.

A chi e a cosa crediamo

Aumenta infatti di oltre il 10% la quota di chi dichiara di non sapere quali scoperte scientifiche ritenere valide, date le frequenti contraddizioni. Il periodo trascorso ha avvalorato negli italiani la convinzione che si dovrebbero ascoltare gli scienziati prima di prendere decisioni sul futuro dei Paesi e del Pianeta. D’altra parte, il continuo confronto del Governo con il mondo scientifico durante questi ultimi mesi ha fatto sì che diminuisse la quota di chi teme che in futuro la politica dia poco ascolto alla comunità scientifica (-10% circa rispetto al 2019).

La fake news resta dietro l’angolo

Nonostante il 73% degli intervistati affermi che la credibilità di una notizia scientifica sia legata a pubblicazioni approvate dalla comunità scientifica, il fattore che sembra dare maggiore credibilità a una notizia è quello della vicinanza. Si tende infatti a credere a scienziati, istituzioni e notizie con cui sentiamo di avere qualcosa in comune: la voce di un’università nota pesa più di quella di organismi internazionali come l’OMS. E circa metà degli intervistati dichiara di credere a una notizia se conferma qualcosa che già sa, o se la sente da uno scienziato molto visto sui media. Solo 1 italiano su 2 effettua inoltre una qualche forma di fact-checking, e solo 1 su 3 controlla se la notizia riporta una fonte.

Risposte chiare, ma in quanto tempo?

Ma quanto tempo serve, secondo gli italiani, perché la scienza dia risposte chiare davanti a un nuovo fenomeno? Meno di un anno per quasi 1 italiano su 2 (in particolare gli uomini, i 25-34enni e gli appartenenti alla classe con maggiori risorse), e addirittura meno di 6 mesi per 1 intervistato su 5.

“Probabilmente – commenta Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche – l’attesa pressante di un vaccino contro il Coronavirus è una ‘molla’ che spinge molto in alto le aspettative sulla rapidità dei tempi, nonostante lo stesso mondo scientifico abbia più volte avvisato della necessità di tempi ben maggiori”.

Agroalimentare sostenibile, 1.158 startup in tutto il mondo. Ma l’Italia è in coda

Tra il 2015 e il 2019 sono nate a livello internazionale 1.158 startup del settore agroalimentare che perseguono obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Circa il 39% in più rispetto all’anno precedente (835) e il 24% delle 4.909 startup agrifood complessive. È quanto emerge dal censimento dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano.

“Le imprese agroalimentari sono chiamate a dotarsi di buone pratiche e avvalersi di partnership solide – spiega Alessandro Perego, Direttore del dipartimento di Ingegneria Gestionale e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio – in un’ottica di maggior sostenibilità e resilienza, dando spazio a soluzioni innovative”.

Svezia, Olanda e Finlandia i Paesi con più startup agrifood sostenibili

I Paesi con la più alta concentrazione di startup agrifood sostenibili sono Svezia, che conta 20 startup agrifood, di cui il 50% sostenibili, Olanda (49, di cui il 39% sostenibili) e Finlandia (27, di cui il 37% sostenibili). Secondo l’Osservatorio il 39% delle giovani aziende ha ricevuto almeno un finanziamento, per un totale complessivo di 2,3 miliardi di dollari raccolti. Pari, in media, a 5,2 milioni di dollari a startup.

L’Italia, con 53 startup agrifood di cui solo 7 sostenibili (il 13%), presenta secondo i ricercatori un mercato ancora limitato, che raccoglie appena 300 mila dollari di finanziamenti, lo 0,01% del totale.

Service Provider per ottimizzare le attività agricole e ridurre gli sprechi

Sempre secondo l’Osservatorio, quasi quattro startup dell’agrifood sostenibile su dieci, pari a 456 startup (il 39% del totale) sono Service Provider. Si tratta di startup specializzate nell’analisi dei dati e nel monitoraggio delle prestazioni attraverso dispositivi smart il cui obiettivo è quello di ottimizzare le attività agricole e ridurre gli sprechi. Inoltre, una startup su cinque si occupa di Food Processing, e punta su ingredienti naturali e cibi proteici alternativi (231 startup, il 20%), mentre il 15%, pari a 179 startup, è un Technology Supplier, che fornisce tecnologie per l’agricoltura di precisione e propone soluzioni per la coltivazione idroponica, riporta Askanews.

L’innovazione sostenibile cresce del 40%

“Le startup puntano sempre più a soluzioni innovative per spingere la transizione a sistemi di produzione più sostenibili e a modelli di consumo responsabili”, commenta Paola Garrone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability.

L’innovazione promossa dalle nuove startup sostenibili è in crescita di quasi il 40% rispetto allo scorso anno, e può essere “una leva importante per rispondere alle attuali sfide del settore, trasformando le difficoltà in opportunità di sviluppo sostenibile”, aggiunge Alessandro Perego.