Nell’anno del Covid il conto è salato per le imprese italiane

Il 2020 si è chiuso con un numero di nuove imprese decisamente più basso rispetto a quello del 2019, il 17%in meno, pari a -30 mila nuove iscrizioni. Lo stesso però è avvenuto con riferimento alle cessazioni di impresa (-16%), e tale fenomeno di “congelamento” delle chiusure, piuttosto omogeneo sul territorio italiano, riflette lo stato di profonda incertezza nel quale versano gli operatori economici. I ristori tengono in vita imprese oramai di fatto “inattive”, stimate in almeno 175.000, di cui 150.000 solo nel terziario, e si teme una forte contrazione del tessuto imprenditoriale nel 2021. In pratica, oggi chiudere un’impresa presenta costi a tratti insostenibili. Si tratta di alcuni risultati che emergono dall’Osservatorio Congiunturale Format Research, realizzato da Format Research nel mese di febbraio 2021.

Imprese del commercio in agonia: -13.130 rispetto al 2019

Malgrado il contesto complessivo di apparente stallo, il commercio fa registrare già 13.130 imprese attive in meno rispetto al 2019, segno dell’agonia alla quale le imprese del settore sono soggette da un anno. E se le misure adottate a contrasto della pandemia hanno coinvolto fortemente il tessuto imprenditoriale in Italia il prolungato periodo di chiusura ha annientato la ripresa della fiducia registrata in estate, e l’ottimismo delle imprese da qui al 30 giugno 2021 risulta solo moderato. La situazione si conferma decisamente più preoccupante presso gli operatori del terziario, che fa registrare un indicatore dei ricavi di 9 punti inferiore rispetto a quello dell’industria.

Calo dei ricavi più intenso nel Mezzogiorno

Le limitazioni alle attività disposte nell’ultima parte del 2020 hanno infatti contribuito negativamente al trend dell’indicatore dei ricavi, in particolar modo per specifici settori di attività economica, tutti riconducibili al comparto del terziario. Ricezione turistica (-67%), ristorazione (-62%) e commercio al dettaglio non alimentare (-43%) sono i settori per i quali si stimano le perdite più forti rispetto al 2019. Il calo dei ricavi è più intenso presso le imprese operative nel Mezzogiorno, dove la variazione rispetto al 2019 è pari a -38%, e lo scenario dal punto di vista del mercato del lavoro è preoccupante.

Occupazione: le previsioni degli imprenditori sono critiche

L’introduzione di ammortizzatori a difesa del lavoro ha solo in parte limitato l’impatto della crisi sull’occupazione in Italia, e le previsioni degli imprenditori sono critiche da qui al 30 giugno 2021. I dati ufficiali circa gli effetti della pandemia sull’occupazione confermano il trend negativo: nei primi nove mesi del 2020 sono state 1,9 milioni le assunzioni in meno in Italia rispetto allo stesso periodo del 2019 (-34% in un anno).

Inoltre, la prossima sospensione del blocco dei licenziamenti rischia di ridurre significativamente gli organici delle imprese, stimati in un -14% sul totale delle imprese, e addirittura -18% presso il solo terziario.