Il mercato del lusso si evolve: luxury sì, ma spazio anche ai brand premium

Che il segmento lusso sia uno di quei settori che non conosce crisi, attraversando indenne gli anni più duri dell’economia mondiale, non è certo una novità. Eppure qualcosa sta cambiando, a livello strutturale. Un trend di cui le aziende attive nel luxury non possono non tenere conto. Già, perché il prossimo futuro, stando alle previsioni, sarà sempre più trainato da beni sì belli e di pregio, ma meno costosi. Il casual entrerà negli armadi dei top spender e il mondo digitale detterà le nuove regole. Comprese quelle dell’apparire e degli status symbol.

Lusso, un business da 318 miliardi all’anno

Nel 2016 il mercato dei prodotti di lusso ha raggiunto i 318 miliardi di euro a livello globale e si prevede una crescita del 3,6% medio annuo nel periodo 2016-2020. I dati, davvero impressionanti, sono il frutto dello studio annuale di Ey, ‘The luxury and cosmetics financial factbook’. Ma, tra tanti indicatori positivi, ci sono appunto dei… ma. L’alto di gamma, in base alle analisi, si ferma infatti a una crescita del 3,4% nel quadriennio mentre avanza il segmento premium ed entry-to-luxury. La fascia di prodotti di livello medio-alto, quindi, guadagna terreno e tocca il 100 miliardi. Per questo specifico segmento, il tasso di aumento previsto è decisamente maggiore: +6% al 2020.

Portafogli diversificati tra beni di lusso e premium

“Il lusso, che negli anni di crisi guidava la crescita, sta rallentando” afferma Federico Bonelli, partner Ey. Oggi in corso ci sarebbe una “rivoluzione dei consumi”. Gli stili di acquisto fra i consumatori sono modificati e oggi si tende a diversificare il portafogli tra beni di lusso e premium. Inoltre, i consumatori sono sempre più attenti anche ai segnali e alle indicazioni che arrivano dal mondo digitale, così come c’è un forte interesse della finanza per i nuovi brand emergenti dell’entry-to-luxury.

Stati Uniti ed Europa i regni del lusso, ma avanza la Cina

Inevitabilmente, cambia anche la mappa del lusso. Se Stati Uniti ed Europa occidentale rimangono le due potenze più importanti (rispettivamente con 131 miliardi e 109 miliardi), la Cina avanza a grandi passi: i consumatori cinesi si apprestano a diventare la terza “nazione” più grande, con un peso di oltre 100 miliardi di euro a livello mondiale.

Il Made in Italy solido in pole position

Il Made in Italy si conferma un’eccellenza capace di attrarre investimenti. L’Italia è la seconda nazione, dopo gli Usa e prima della Francia, per numero di operazioni M&A (merger and acquisition, fusioni e acquisizioni). Cambiano però anche le modalità di acquisto: scendono infatti le transazioni nei negozi fisici a favore dell’e-commerce.